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Decreto intercettazioni, adesso il Pdl accelera

La prossima settimana si terrà la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità. Proteste a Roma da parte di blogger, Fnsi, Cgil, Pd e Idv. Il Guardasigilli: la priorità è quella di fare in fretta

Decreto intercettazioni,  
adesso il Pdl accelera

La discussione sulle intercettazioni è in dirittura d'arrivo. Infatti, secondo quanto ha confermato il vice presidente della Camera, Maurizio Lupi, il ddl sul tema verrà affrontato mercoledì prossimo in Aula. Questa conclusione è emersa dopo il vertice di maggioranza che si è svolto a Palazzo Grazioli, alla presenza del presidente del Consiglio. Si è discusso inoltre del calendario della riforma costituzionale al Senato, "stabilendo di arrivare al primo voto entro 40 giorni". Mercoledì 5 ottobre si terrà dunque la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità sul ddl intercettazioni.

Intanto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato a sfogarsi contro la pubblicazioni delle conversazioni telefoniche. Il premier, partecipando ieri a una cena organizzata dall’onorevole Alessandra Mussolini, avrebbe detto: "Ma vi rendete conto sono state fatte 100mila telefonate per spiare me, i miei familiari e i miei ospiti. Non è mai successo a nessuno, nemmeno nella Cina di Mao o nella cupa di Fidel Castro. Questi magistrati si stanno facendo la guerra, sono pronti ad uccidersi l’uno l’altro pur di far fuori me".

Proprio per questo motivo, la priorità è "quella di fare in fretta. Se poi sarà possibile fare delle minime modifiche in corso d’opera, ben vengano. Ma non bisogna ritardare i tempi", ha detto il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, intervistato dal Messaggero. Il Guardasigilli ha precisato alcuni punti che secondo lui andrebbero rivisti. "Non mi convince la assenza di norme per evitare le cosiddette intercettazioni a strascico, ma anche la registrazione di telefonate irrilevanti dal punto di vista penale e la successiva trascrizione di quelle conversazioni". Quanto al rischio che il ddl, una volta approvato, venga bocciato dal Quirinale, Palma ha detto di trovarsi "perfettamente d’accordo con quello che disse il capo dello Stato in un recente incontri con i giovani uditori giudiziari. Sostenne che esiste un eccesso di intercettazioni e un eccesso di pubblicazione di fatti privati".

Sull’uso delle intercettazioni, "il Consiglio superiore della magistratura incontra un limite invalicabile nel concreto esercizio della giurisdizione, sulle cui modalità non esiste un controllo esterno da parte del Csm né da parte di chiunque altro, ma esclusivamente un sistema di rimedi "endoprocessuali" cioè interni alla stessa giurisdizione". È questa invece l'opinione del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, intervenendo sul Corriere della sera.

Sono già iniziate le proteste contro quella che viene definita dai contestatori "legge bavaglio". Manifestazione in piazza del Pantheon a Roma contro la legge bavaglio sulle intercettazioni. Una manifestazione del "Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo" è stata indetta a piazza del Pantheon a Roma per dire di nuovo no al "reiterato tentativo del governo di imbavagliare l’informazione. Siamo con la società civile e decine e decine di associazioni, movimenti e sindacati - dicono gli organizzatori - a fronteggiare questo ennesimo ricatto alla democrazia".

Tra le adesioni quelle della Cgil, della Fnsi, dell’Ordine dei giornalisti, di Libertà e giustizia, di Articolo21 e di esponenti politici di Pd, Idv, Verdi e Federazione della sinistra. In piazza anche Ilaria Cucchi, l’avvocato Domenico D’Amati, Valigia blu, Tavola della pace, Usigrai, Anpi, la rete delel giornaliste Giulia e numerosi blogger. Per Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21, occorre "staccare la spina di questo brutto spettacolo. Presenteremo un dossier e lo porteremo alle più importanti cancellerie europee e se la legge verrà approvata presenteremo un esposto alla Corte europea, perché sia disattivata".

In particolare, gli internauti vogliono scongiurare le norme cosiddette "ammazza blog", ovvero la possibilità di imporre ai gestori di tutti i siti informatici l’obbligo di procedere alla rettifica di ogni contenuto pubblicato dietro semplice richiesta, fondata o meno, del soggetto che se ne ritenga leso.

La mancata rettifica nei termini comporterebbe per il blogger una sanzione pecuniaria sino a 12 mila euro.

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