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Denuncia di Emergency: "Dopo 72 ore è sequestro"

Continuano le indagini a Kabul. Strada: "Operazione per far fuori un testimone delle atrocità della guerra". Farnesina al lavoro: "Non li abbiamo abbandonati". Emergency gioca con il fuoco. L'autorevole Times? Fabbrica di bufale (anti italiane)

Denuncia di Emergency: 
"Dopo 72 ore è sequestro"

Roma - Prima l’arresto di tre volontari di Emergency in Afghanistan, poi le accuse di una loro partecipazione a un presunto complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, infine il passo indietro e la smentita delle stesse autorità afgane. La situazione che vede coinvolti i tre operatori di Emergency resta ingarbugliata, ma Gino Strada sembra avere le idee molto chiare: "Il quadro resta quello che avevamo delineato già il primo giorno. Si tratta di una aggressione all’ospedale di Emergency. Un’operazione messa insieme, preparata, premeditata e studiata per togliere di mezzo un testimone scomodo delle atrocità della guerra". Intanto il responsabile comunicazione di Emergency, Maso Notarianni, fa sapere che si può "parlare a tutti gli effetti di sequestro, dal momento che i tempi di un fermo legale sono scaduti". Ma il titolare della Farnesina, Franco Frattini: "Così fanno solo polemica politica"

Strada: "E' una montatura" "E' una grossa montatura e credo che la ragione sia molto semplice: non si vuole far sapere ciò che avviene lì. Non a caso non c’è un solo giornalista che possa seguire le operazioni della più grande campagna della Nato - così l’hanno definita loro - degli ultimi decenni e si vuole togliere di mezzo un ospedale che è poi quello che riceve le vittime di quella campagna", afferma il fondatore di Emergency. "E siccome per il 40% i feriti sono bambini, la cosa secca un pò, si preferisce cercare di far credere all’opinione pubblica che si è lì per portare la pace e la democrazia e che casomai si colpisce qualche pericolosissimo terrorista", aggiunge Gino Strada. Secondo il fondatore dell’ong, "non è la prima volta che si cerca di fare queste operazioni contro l’ospedale di Emergency". Ma "adesso", conclude, "siamo alla vigilia della nuova, grande offensiva di primavera, che vuol dire altre stragi, altri morti, altri massacri e quindi si vuole togliere di mezzo quell’ospedale".

Frattini: "Cattivo errore di informazione" Il presunto coinvolgimento degli italiani di Emergency "è stato un caso di cattiva informazione resa al mondo intero". Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, pur senza citarlo esplicitamente, ha accusato il britannico Times di aver dato "una notizia erronea". "Gli afgani non avevano mai legato gli italiani ad al Qaeda - ha detto - c’è un giornale che l’ha dato per scontato. Spero che questa sia una lezione che eviti il ripetersi di un caso del genere". Poi il titolare della Farnesina ha assicurato: "Non li abbiamo abbandonati: vale anche per loro la presunzione di innocenza, assieme all’impegno preso con noi dalle autorità afghane al rispetto dei loro diritti".

Il Times: "Intervista confermata" Il Times ha, però, ribadito le frasi sulla presunta confessione dei tre operatori italiani. "Me lo ha detto due volte", ha dichiarato all’Agi l’inviato del quotidiano inglese autore dell’articolo, Jerome Starkey. "Ero così sorpreso che nel pomeriggio l’ho richiamato e mi ha confermato quelle frasi". Il Times aveva scritto che Hamadi ha riferito che "tutti i nove arrestati (oltre ai tre italiani ci sono sei afghani, ndr) hanno confessato e sono accusati di legami con i terroristi di al Qaeda". Il portavoce avrebbe anche parlato dell’ammissione da parte degli arrestati di legami con la Shura di Quetta, il consiglio dei talebani in esilio in Pakistan. Il portavoce Hamadi oggi ha ha affermato di esser stato citato in modo sbagliato dal Times, soprattutto per quanto riguarda un legame fra i tre italiani e Al Qaeda. Quanto alla presunta confessione, il portavoce ha precisato di aver parlato solo di collaborazione alle indagini da parte di uno degli arrestati, Marco Garatti.

Kabul non conferma le confessioni Cautela del governo afghano sul caso dei tre medici italiani di Emergency arrestati ieri in Afghanistan con l’accusa di aver parecipato ad un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Goulab Mangal. Il ministero dell’Interno afghano non conferma le indiscrezioni sulla presunta confessione del complotto da parte dei tre medici, spiegando che le indagini sono in corso. "I tre uomini sono stati arrestati nel corso di un’operazione congiunta", ha detto il portavoce del ministero dell’Interno Zamarai Bashary, limitandosi a sottolineare che "adesso sono in corso gli interrogatori.

stiamo cercando di capire come queste armi siano arrivate lì".

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