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Il design ora è espresso: in mostra le macchine d’arte

Il made in Italy in una tazzina da caffè; in occasione del Salone del mobile, non poteva mancare il simbolo del caffè per eccellenza, Lavazza, con uno dei suoi re, Giuseppe Lavazza, vicepresidente del gruppo Lavazza, presieduto dal cugino Alberto, promotori di un simbolo di socializzazione, accoglienza, piacere privo di barriere e preclusioni mentali e sociali, che, in questa settimana è il protagonista di tre progetti di ricerca, innovazione e design: una mostra in via Tortona 32, uno spazio d’autore al Fuori Salone di Interni e «A modo mio mobile», maxi macchina da caffè su ruote in tour per i punti centrali della città, che offre il caffè a tutti coloro che desiderano una pausa relax.
«Mio nonno aveva il sogno di portare un pacchetto di caffè ovunque - sottolinea Giuseppe Lavazza - ideò un sistema di distribuzione con 800 furgoncini e più di 80 depositi, quasi uno per provincia». Erano gli anni ‘60, un’impresa quasi impossibile per quell’epoca e la Lavazza serviva più di 150mila clienti, per un prodotto, sin dalle sue origini, popolare, democratico e vicino al pubblico. Sono ben 115 anni gli anni di questa azienda, una vera e propria passione per il caffè e oltre vent’anni di innovazioni tecnologiche nelle macchine per espresso. «L’espresso è la passione di famiglia da quattro generazioni e questo ci ha spinto a guardare avanti e a intraprendere strade nuove con la volontà di raggiungere l’eccellenza» continua Mister Lavazza, che ha assaggiato il suo primo caffè a 18 anni. «Negli anni ’70 l’azienda ha iniziato a ragionare sul come offrire un buon espresso nei luoghi di lavoro o a casa, proprio nel momento in cui hanno fatto la loro comparsa le primissime macchine da caffè di ridotte dimensioni; nel 1989, poi, abbiamo prodotto il nostro primo sistema chiuso e la nostra prima macchina. In oltre vent’anni di lavoro sono stati messi a punto tre sistemi di macchine e cialde, con specifiche tecnologie industriali studiate per i diversi canali».
Piacere, qualità, design sono le parole chiave e proprio con lo strumento del design sono state progettate macchine che esprimono il linguaggio della contemporaneità, in un mix di tradizione e innovazione. «Veicolo di interscambio e valori umani, le macchine del caffè hanno un loro linguaggio, sono gli unici elettrodomestici che consentono di celebrare una bevanda in cui gran parte d’Italia si rispecchia, un momento di piacere che racconta il legame familiare e affettivo fra la tazzina di caffè e gli italiani, seguendo sempre gli andamenti sociali e il fashion style del momento, anche dal punto di vista pubblicitario».
Lavazza Design Machines, aperta al pubblico sino al 18 aprile dalle 10 alle 22, mette in mostra una sorprendente Italian art of self made espresso di Lavazza, l’evoluzione dei sistemi a cialde Espresso point, Blue e A modo mio. Oltre alle macchine storiche, in mostra le nuove macchine disegnate da Enrico Azzimonti, con Chiara LB850, design anni ’80 e tocco quasi cartoon; Elastico disegno con «A modo mio piccina» pensata per i piccoli spazi, per coppie giovani; Marco Merendi, con Espresso point 1800 Lavazza time, un dialogo glamour con il design italiano anni ’60; Maurizio Giordano, con Espresso point 950, piccola opera d’arte, omaggio bianco al genio del grande artista piemontese Alighiero Boetti. Non manca, poi, una perla nera firmata Pininfarina, la Blue in black.


Giuseppe Lavazza, a casa sua, ha diverse macchine del caffè, ovviamente, moka compresa, che resta sempre un simbolo: «La macchina del caffè è stata il primo vero social network, attorno alla quale si sviluppavano e si sviluppano ancor oggi gli interscambi sociali e relazionali, attorno a un prodotto che racconta la storia di tutti gli italiani e dei loro valori».

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