Cronache

Don Pessagno, prete da primato

Don Antonio Pessagno ha collezionato tre primati davvero invidiabili: 90 anni di età magnificamente portati, 65 anni di sacerdozio, mezzo secolo alla guida dei fedeli della Parrocchia di San Pietro a Riva Trigoso, frazione di Sestri Levante, Diocesi di Chiavari. «La mia vita è stata abbastanza impegnativa, ho incominciato nelle difficoltà e sono andato avanti - esordisce affabilmente - Ho avuto una mano forte su di me che è quella della Madonna, penso sia Lei ad avermi accompagnato lungo tutti questi anni e ad avermi aiutato a fare, non dico bene ma meno male, il sacerdote e Le dico grazie».
Nato il 27 marzo 1919 a Tassani, alle spalle di Sestri Levante, ordinato sacerdote il 5 marzo 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, nella Chiesa Parrocchiale di Santa Vittoria di Libiola, in tre generazioni di ministero pastorale ha varcato i cancelli dei Cantieri Navali di Riva Trigoso, della Fabbrica Italiana Tubi attiva sino ai primi anni '80, è sceso nelle miniere di Gambatesa ed è stato anche tra i Ferrovieri. Subito dopo l'ordinazione, inviato a Carrodano, dà vita ad una succursale del Villaggio del Ragazzo, l'opera avviata da Don Nando Negri per accogliere e dare un futuro agli adolescenti resi orfani e sbandati dalla tragedia della guerra: ne ospiterà una quarantina.
Ci sono stati momenti difficili?
«Subito: Carrodano fu bombardato, ci furono quarantasette morti, moltissimi i feriti, in un paese così piccolo».
Lei ha rischiato due volte la vita per il suo gregge...
«Sono stato condannato a morte e alluvionato e ho avuto due miracoli straordinari della Madonna. Durante la guerra, in uno scontro tra gli Alpini della Divisione Monterosa e i partigiani, rimase ucciso un uomo che commerciava tabacchi. Fui accusato di aver segnalato dal campanile ai partigiani i movimenti degli Alpini e venni arrestato, processato con rito sommario e condannato a morte. Mi chiesero se volevo essere fucilato al petto come gli eroi o di schiena come i traditori. Optai per la prima soluzione, dicendo che in quel modo sarei morto guardando un Santuario della Madonna, che aveva più potere di tutti loro messi insieme. Il graduato rimase colpito da questa risposta ardita, e volle verificare quanto gli era stato riferito. Sul luogo dello scontro, oltre la strada c'era un bosco di pini, eventuali segnali dal campanile mai avrebbero potuto essere visti da lì. Fui subito rilasciato».
La seconda volta che scampò alla morte?
«Ci fu un alluvione e rimasero isolate cinque case. Insieme al Maresciallo dei Carabinieri ci recammo sul luogo e abbiamo attraversato il fiume in piena, con l'ausilio di un albero tagliato. Al ritorno rimasi travolto dalla piena. Fui ripescato e tutti mi credettero morto e mi ripresi mentre recitavano il Rosario per i defunti».
Don Antonio, che cosa vuol dire essere prete?
«Vuol dire avere l'umiltà di capire che sei uno strumento nelle mani di Dio. Tu non fai niente, tu non sei nulla, ma a fianco a te c'è una forza che ti aiuta a fare il prete.

».

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