Stile

La donna che arreda il mondo: "Senza caminetto non c'è casa"

Ha disegnato giardini, hotel, yacht e ville private. Ama Palladio, Armani, Dolce e Gabbana. Il suo stile? Il lusso spettacolare

La donna che arreda il mondo: "Senza caminetto non c'è casa"

Londra Anouska Hempel si siede al tavolo ottagonale e dispone quattro ciotole d'argento sul piano, incastrate nel gioco geometrico di marmi bianchi e grigi, che richiama quello del pavimento, in un sistema perfetto positivo-negativo. Le sposta, le osserva, le risistema, quelle coppette. Siamo nell'ultimo hotel londinese che porta la sua firma, il piccolo, discreto e sensuale Franklin di Knighstsbridge. Per lei, al solito, il lavoro non è mai finito del tutto.

«Sono appena tornata da Istanbul - spiega la designer -, ci vado ogni due settimane e spesso trovo ispirazione lì, compro tanti oggetti al Gran Bazaar, dalle stoffe per le tende e i cuscini ai mobili... Come queste ciotole, che trovo perfette per questo albergo. Ne ho portati dieci set. Ecco, devono stare proprio così sul tavolo». Il giovane manager al suo fianco prende nota al millimetro, mentre lei racconta. «In Turchia sto ristrutturando palazzo Yala. È bellissimo, sulla sponda di un lago. E ha un giardino di venti ettari, attorno alla sua darsena».

Quanto ama i giardini, Anouska! Ne ha disegnati di splendidi, con ordinate siepi quadrate che circondano gli alberi e chiome tagliate a forma di cubo. Qui, nel cuore di Londra, ha scovato un fazzoletto verde affascinante per gli ospiti dell'albergo, tra le palazzine vittoriane di mattoni rossi. E deve ancora decidere come sistemarlo, lei che si è sbizzarrita a trasformare hotel e ristoranti, yacht e ville private, a ideare servizi di piatti, brocche e bicchieri e anche collezioni di abiti di moda. C'è qualcosa di spettacolare nello stile di Anouska, quello di un lusso eclettico.

Anouska, lei è una delle più famose designer del mondo e ha lavorato in campi diversi. A che cosa è più affezionata, al primo hotel londinese il Blakes, all'ultimo il Franklin, al caicco Beluga...?

«Amo tutto quello che faccio, sono sempre esperienze meravigliose, piene di magia. Mi sento molto, molto fortunata. Ora sto lavorando tra la Turchia, New York, Parigi, Il Cairo. A Santiago per fine 2018. Sono impegnata su diversi giardini, delle Spa e il nuovo hotel Duxton, che aprirà a gennaio a Singapore. Quello che faccio è sempre nuovo, per me».

Molti suoi hotel sono stati definiti sexy dalla stampa. Che atmosfera preferisce creare?

«Ogni albergo offre un'esperienza diversa e dipende molto dal posto in cui si trova. Nel Franklin ci sono influenze veneziane, alcuni pezzi li ho scelti proprio lì, a Venezia, per creare l'atmosfera elegante di un caffè o di una sala da the mittleuropei. Un luogo per chiacchiere, con arredi caldi, in legno, un posto per incontrarsi: è disegnato per tutto quello che richiede un ambiente tipico di Londra. Ma chi va in Brasile si aspetta un'atmosfera diversa, un ambiente profondo, oscuro. In Egitto, invece, trova molto mistero nell'ambiente. Io ho creato degli obelischi di specchio anticato, che metto anche ai capi del letto e sono un po' il mio marchio, la griffe di Anouska Hempel Design...».

Come iniziano i suoi progetti: qual è la chiave di questa griffe?

«Il mio segreto è la mia immaginazione. Tutto ciò che faccio è tentare di trasformare in realtà il frutto della mia immaginazione. Direi che è il risveglio di una realtà ipotetica».

La luce è sempre un elemento importante in tutto quello che fa, ci spiega perchè?

«La luce, sì. Negli ambienti chiusi dev'essere bassa, soffusa. La voglio così perchè fa apparire tutti più belli, uomini, ragazze, luoghi. Se non c'è bellezza, fashion, un posto non attrae. Nessuno vuole andare in un brutto ristorante no?».

Sta ancora parlando e Anouska si alza di scatto per andare nella sala accanto e sistemare scrupolosamente la posizione de raffinato paralume di una lampada dallo stelo avvolto in un nastro di grosgrain. Accanto, c'è uno dei suoi altissimi e stretti paraventi di specchio anticato, come quelli incorniciati sulle pareti e quelli dei suoi famosi obelischi. Quando torna all'intervista, gli occhi di Anouska brillano: ha ristabilito la perfezione.

E il caminetto, che c'è sempre nei suoi hotel, che significato ha?

«È semplice. Il fuoco ti fa sentire a casa, anche se sei lontano da quella tua. L'atmosfera creata dal caminetto, soprattutto in Inghilterra, è qualcosa di insostituibile».

Come definirebbe il suo stile, che di volta in volta sembra minimalista, visionario...

«Non so rispondere, perchè sono eccentrica e il mio stile dipende da come mi sento in quel momento...»

Nella moda, qual è il suo stilista preferito?

«Amo l'esuberanza di Dolce&Gabbana, i loro accessori, gli orecchini, gli occhiali. Anche lo stile allegro delle loro campagne pubblicitario. E sempre amo Giorgio Armani».

E c'è un architetto, in particolare, che l'ha ispirata?

«Ammiro molto Palladio».

Lei conosce bene personaggi famosi, come il neo premio Nobel per la letteratura Bob Dylan: ha parlato con lui in questi giorni?

«Non l'ho sentito, perché come si sa lui è una persona molto particolare e non parla con nessuno in questo momento. Ma penso che l'idea di dargli il Nobel sia meravigliosa. Io ammiro molto anche lo scrittore turco Orhan Pamuk, che ha avuto il premio Nobel per la Letteratura per il 2006».

Anche Donald Trump è tra i grandi personaggi che lei conosce bene. Ora che è diventato il nuovo presidente USA, lei che è anche una creativa nel mondo della moda, che cosa inventerebbe come regalo per lui?

«Forse, se dovessi creare qualcosa per Trump disegnerei un nuovo cappello. Non da cowboy, non da baseball, ma quello che noi chiamiamo cappello romano, il Saturno, come quello da prete».

Lei è neozelandese di nascita ma è inglese d'adozione: come sta vivendo il processo della Brexit?

«Ormai siamo fuori dall'Europa. Dobbiamo convivere con questo fatto e andare avanti. È stata la volontà del popolo, amen. Un voto emotivo, che non ha a che fare con questioni economiche. É la scelta di essere separati, ma non isolati dall'Europa.

La gente qui non sopporta i diktat di Bruxelles, li sente come una minaccia».

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