Cultura e Spettacoli

Due fratelli artisti e la maliarda falsaria e assassina

I fratelli Bones, ovvero «i fratelli ossa». Un cognome perfetto per esser figli di un macellaio rozzo e manesco. E di una madre che vive sotto il costante influsso di un millenarismo quaresimalista. Provenienti dalla periferica e sterminata Australia. Uno robusto e uno obeso. Uno stella locale della pittura contemporanea, l'altro ritardato mentale bisognevole di cure e assistenza continue.
Fratelli diversi, eppure così simili, addirittura complementari. Michael, detto «Butcher», è l'artista; Hugh il malato di mente. Ma, fra i due, a muoversi in una dimensione poetica è il secondo, che affronta con umorismo inconsapevole e serafica imperturbabilità la disfatta e il successo.
I fratelli Bones sono due fra i protagonisti dell'ultimo romanzo di Peter Carey, Furto. Una storia d'amore. (Feltrinelli, traduzione di Vincenzo Mantovani, pag. 294, euro 16). La terza - e certo la più importante - è Marlene, femme fatale bellissima e ambiziosa che irrompe come un tornado nella vita dei due. Nuora del grande pittore Jacques Leibovitz - proprio un quadro di Leibovitz aveva, tanti anni prima, folgorato Butcher, convertendolo all'arte - diventa la nuova compagna del giovane Bones, trascinandolo in una sequenza di avvenimenti tragici e sorprendenti, che dalla selvaggia Australia si spingono fino a Tokyo e New York. La concatenazione di questi eventi è straordinaria, come possono determinarla solo l'ineffabile ironia del caso o la mente di un grande scrittore.
E la grandezza di Carey è data principalmente dalla capacità di guardare alle cose con occhi ogni volta diversi. Senza moralismi bigotti o fastidioso pietismo. Quando parla Michael-Butcher sono la furia, la genialità, la debolezza dell'artista a parlare. La fragilità dell'uomo che non sopporta la sua caduta nella polvere e forse nemmeno l'ascesa tra le stelle.
Quando parla Hugh, il dolce, venoso, corpulento, folle Hugh, si scopre che la malattia mentale è sì tragedia, ma può anche diventare corazza, essa stessa forma inafferrabile d'arte.
E la magnifica Marlene? È angelo o demonio? L'uno e l'altro. Ladra, falsaria e assassina, ma tenera con Hugh, compagna devota e a suo modo fedele di Butcher. Anche Marlene è una provinciale. Un'ex ragazza terribile che ha incendiato il liceo della sua cittadina. Una che era stata esclusa dall'arte fin dalla nascita e che, a prezzo di inenarrabili fatiche, è diventata un'esperta raffinatissima. «Avevamo vissuto senza sapere della nascita di Van Gogh, o di Vermeer o Holbein, o del caro e triste Max Beckmann, ma quando lo scoprimmo puntammo la vita su di loro... ».
Come tutti i veri scrittori, Carey è ossessivo e la ricerca del perfezionismo lo ha spinto a documentarsi in maniera scrupolosa e scientifica sui più sofisticati metodi di falsificazione dei quadri.

Il risultato è stato, tra l'altro, una magnifica lezione di storia dell'arte che, trasversalmente, percorre il romanzo conferendogli un fascino e un interesse particolari.

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