Roma

Due ospedali chiusi, conti sempre più in rosso

Ospedali chiusi, liste d’attesa in crescita, servizi dimezzati e la voragine sanitaria si allarga ancora. Anche se la maggioranza regionale con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale desidererebbe ardentemente che i cittadini del Lazio dimenticassero l’ammanco finanziario che investe le casse della sanità, questo rimane solo una chimera. Infatti andando a sbirciare qualche rendiconto finanziario delle aziende sanitarie si smette di illudersi. Solo nell’Asl Roma A il disavanzo conteggiato con il bilancio consuntivo del 2008 si ferma a 71 milioni di euro quando invece il preconsuntivo di giugno scorso lo stimava a 43.
Ma non basta. Nel corso dell’anno la Regione, o meglio l’erario regionale, aveva già contribuito alla copertura del debito corrente per altri 413 milioni di euro. Cifre che sgombrano il campo da ogni qualsivoglia scrupolo: chiudendo gli ospedali non si risparmia. Già, perché in tanti se lo ricordano che nella Asl Roma A sono stati chiusi prima l’ospedale Nuovo Regina Margherita di Trastevere e poi il San Giacomo. Operazioni necessarie, aveva sentenziato il presidente Marrazzo, per abbattere il deficit corrente nonché il disavanzo strutturale. Macché. La chiusura del San Giacomo malgrado le aspettative ha indotto i vertici aziendali a intraprendere nuovi impegni di spesa e non certo quelli sugli interventi di ristrutturazione e adeguamento che prima Marrazzo, poi il reggente Montino, hanno annunciato a ripetizione. Solo a metà novembre quest’ultimo dava infatti per imminente l’apertura di un cantiere per la realizzazione di un primo blocco assistenziale da dedicare a una residenza per anziani e disabili la cui opera si sarebbe conclusa in quattro mesi. Siamo a gennaio e il fatto che per via Canova non circolano operai edili non può che alimentare i contrasti. «È l’ennesimo bidone ai romani, ai cittadini del Lazio e al Consiglio regionale tutto. Già, perché il cantiere di riconversione del nosocomio, se c’è, è fantasma. Oggi, al San Giacomo - spiega Fabio Desideri (Pdl) vicepresidente della commissione regionale Urbanistica - non c’è traccia di cantieri, né dei relativi avvisi di legge. Come quando il 25 settembre Marrazzo dichiarò ai giornalisti: “Sono già cominciati i lavori di ristrutturazione”. Era una menzogna». I fatti concreti invece, a fine legislatura, sono altri: si dà il via libera a nuovi appalti con strutture convenzionate per la socio-riabilitazione. E contemporaneamente per incrementare le attività mediche si ingaggiano a tempo determinato e con contratto biennale di consulenza un’altra decina di professionisti. Attività mediche che però dal punto di vista pratico e soprattutto finanziario non trovano riscontro positivo. Anzi l’azienda è in perdita secca.

Vale a dire che l’Asl Roma A ha subito nell’anno appena trascorso addirittura 28 milioni di euro di mobilità passiva: ossia i cittadini-utenti che per competenza territoriale avrebbero dovuto usufruire dei servizi sanitari negli ambulatori della propria azienda sanitaria hanno preferito andare a curarsi altrove.

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