Cronache

Da duecento anni sempre a passo a carica

Il 18 giugno 1936 nasceva il corpo dei bersaglieri, tiratori scelti in grado di colpire qualsiasi "bersaglio". Vennero dotati di un cappello piumato reclinato sul lato destro, per proteggere l'occhio dal sole

Dovevano essere rapidi negli spostamenti, abili nel mimetizzarsi e soprattutto dovevano avere una mira infallibile per cogliere il «bersaglio». E per proteggere dal sole l'occhio con cui inquadrare il nemico, venne inventato un cappello da tenere inclinato su un lato destro e delle piume che potessero meglio ombreggiare il volto. Erano nati così i «bersaglieri» e il loro caratteristico copricapo, a cui si aggiunse poi il fez, dono degli zuavi francesi, impressionati dal coraggio dimostrato durante la guerra di Crimea del 1855.

Era il 18 giugno 1836 e l'allora capitano del Reggimento Guardie Alessandro La Marmora aveva finalmente coronato il suo sogno: convincere il sovrano piemontese Carlo Alberto a creare uno speciale corpo dell'esercito per andare incontro alle mutate esigenze della guerra moderna. L'ufficiale infatti pensava a dei soldati particolarmente addestrati alla corsa e al tiro a cui affidare compiti di esplorazione, primo contatto con il nemico e fiancheggiamento della fanteria di linea. Un corpo che doveva caratterizzarsi per velocità di esecuzione e versatilità d'impiego, sommando alle funzioni dei tradizionali «cacciatori» anche quelle di guide e guastatori. Corpi del genere esistevano comunque fin dall'antichità, basti pensare ai «veliti» inquadrati nelle legioni romani. Un corpo di fanteria leggera con il compito appunto di prendere il primo contatto con il nemico, effettuare repentini attacchi per evitare potesse schierarsi in formazione e tormentare le linee con fitti lanci di giavellotti.

La Marmora formò poi la prima compagnia a luglio, quindi entro il febbraio del 1843 arrivarono le altre tre che andarono a formare il I Battaglione. E l'8 aprile del 1848 il corpo ebbe il suo primo battesimo del fuoco alla battaglia di Goito durante la I Guerra di Indipendenza. L'esperimento poteva considerarsi concluso con ottimo successo e nel giro di un anno vennero formati altri tre battaglioni. Nel 1855 Cavour schierò il Piemonte a fianco di Impero Ottomano, Francia e Gran Bretagna nella guerra di Crimea contro l'Impero Russo. Il 15 aprile partì da Genova un corpo di spedizione di oltre 18mila uomini, agli ordini di Alfonso La Marmora, composto da due divisioni, una delle quali, formata principalmente da bersaglieri, comandata dal fratello Alessandro, ormai generale. I fanti piumati impressionarono gli alleati per il loro coraggio, in particolare nella battaglia della Cernaia, tanto che gli zuavi regalarono in segno di ammirazione il loro fez, da allora diventò parte integrante della divisa. Un valore premiato il 20 settembre 1870 quando vennero scelti per prendere Roma, passando per la breccia di Porta Pia. Ma non fu l'unica missione all'estero: i bersaglieri parteciparono ai corpi di spedizione inviati a conquistare le colonie in Eritrea e Somalia nel 1882 e 1890.

Il novecento si aprì con l'intervento di unità italiane, tra cui come sempre i bersaglieri, inviati a liberare il quartiere delle ambasciate a Pechino assediato dai Boxer in rivolta. Mentre ancora i bersaglieri furono fatti sbarcare nel 1911 in Tripolitania e Cirenaica nel corso della guerra Italo-Turca. Con il tempo il loro compito è via via mutato, diventando sempre più un corpo d'assalto, nel 1910 vengono fondate le prime unità di «bersaglieri ciclisti», per venire infine inquadrato in divisioni corazzate, motorizzate e celeri. I fanti piumati parteciparono poi durante la II Guerra a operazioni in Albania, Francia, Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica e Africa Settentrionale.

Attualmente la specialità è articolata in sei reggimenti: la 1° e l'8° inquadrata nella Brigata bersaglieri Garibaldi, la 3°, la 6° e la 7° rispettivamente nelle brigate meccanizzate Sassari, Aosta e Pinerolo e la 11° nella Brigata corazzata Ariete. Negli anni sono diventati, insieme agli alpini, uno dei corpi militari più amati, merito anche del passo di corsa con cui partecipano alle sfilate al suono delle loro popolarissime fanfare, altro segno distintivo della specialità. La fanfara nasce proprio con la prima compagnia ed era formata da 12 soldati «...colla carabina sulla spalla sinistra, tenendo nella destra corni da caccia con cui suonavano una marcia allegra, vivace e tale da far venire la voglia di correre anche agli sciancati...». Ancora oggi usano il «cappello piumato», in gergo «vaira», inclinato sul lato destro in modo da tagliare a metà il sopracciglio fino a coprire il lobo dell'orecchio. Il piumetto non è, a differenza di quanto si creda, di gallo cedrone, uccello ormai sull'orlo dell'estinzione, anche perché non possiede piume sufficientemente cadenti e flessibili, bensì di «Gallo d'India». Mentre durante la libera uscita i bersaglieri mettono ancora il famoso fez degli zuavi che il regolamento impone rosso, con nappa azzurra, la «ricciolina», lunga 30 centimetri ma soprattutto che non sia mai tenuto in tasca, arrotolato in mano o sotto la spallina.

In perenne ricordo dei loro furiosi assalti di 150 anni fa in Crimea.

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