Politica

E Castelli invita a casa sua i coinquilini che l’assediano

RomaRoberto Castelli è abituato ai dibattiti televisivi al calor bianco, quelli del tipo «non mi interrompere, che io non ti ho interrotto mentre parlavi tu!». E anche certi Consigli dei ministri non devono essere da meno. Stavolta però gli è capitato di partecipare a un talk show davvero particolare, tra i quadri del suo salotto: lui contro i suoi coinquilini dello stabile Enasarco in viale dei Quattro Venti, nel quartiere romano di Monteverde. Un dialogo serrato nel quale il viceministro leghista non si è mai innervosito di fronte alle domande scomode delle persone con cui divide l’ascensore ogni mattina.
Di certo Castelli non è stato tempista, martedì sera, tornando a casa. Si è infatti imbattuto negli inquilini Enasarco di quello e di altri stabili appena reduci da un’infuocata riunione che aveva avuto come tema l’imminente dismissione del patrimonio immobiliare della cassa di previdenza degli agenti e di commercio. Un argomento che naturalmente angoscia molti degli inquilini. I quali, quando si sono visti passare davanti il viceministro, gli si sono rivolti polemicamente, additandolo come un privilegiato. Castelli non si è tirato indietro e ha invitato tutti nel suo appartamento per mostrare loro che non si tratta certo di una reggia, come descritta da qualche quotidiano: trattasi di 94 metri quadri modestamente arredati al canone mensile di circa 750 euro, comunque un affarone per la zona.
Castelli ha ricordato che presto lascerà l’abitazione per evitare strumentalizzazioni. Ma un po’ per la rabbia repressa dei cittadini, un po’ perché i leghisti certo non sono molto amati nella capitale, il viceministro non è riuscito a sfuggire all’improvvisato processo. «Io cercavo casa - ha ricostruito lui - ho vagliato varie possibilità, questa era quella che aveva il miglior rapporto qualità-prezzo, e ho scelto questa. Ma io non ho chiesto una lira di sconto». E anche i cittadini non fanno sconti a Castelli: «Ma ci sono 35mila famiglie in emergenza abitativa a Roma, lo sa?», si indigna una donna. «Noi abbiamo cercato di fare un piano importante ma ci hanno stoppato», si difende Castelli. «Ma lei viene a occupare un appartamento che sarebbe servito a una famiglia», incalza un’altra. «Ma questa non è una casa pubblica, l’Enasarco è privato». «Ma lei non si sarebbe potuto porre il problema e dire: magari c’è tanta gente che prima di me avrebbe bisogno?», dice la pasionaria. E lui: «A me non risulta che qui ci siano delle graduatorie». Apriti cielo: «Certo che ci sono!», precisa uno. «Ma che casca dall’albero del pero?», commenta un’anziana attingendo alla rude saggezza popolare. Castelli vacilla, poi si riprende: «Io quando sono entrato qui ero parlamentare di opposizione». «Ma un parlamentare di opposizione non ha il problema di arrivare alla terza settimana», obietta un’altra donna. «Io mi occupo di infrastrutture, e prima di giustizia - taglia corto Castelli - e non mi sono mai occupato di previdenza».
Poi la folla cambia registro e si rivolge a Castelli non più come a un nemico ma come a un possibile alleato. Qualcuno gli mostra le foto di immobili Enasarco in periferia ridotti in misere condizioni. Qualcun altro gli sottopone la sorte dei portieri destinati al licenziamento. Qualcuno infine viene al sodo. «Lei può fare concretamente qualcosa per noi?», chiede una bionda. «Ma voi cosa chiedete?», fa Castelli. «Prezzi di vendita giusti», risponde lei. «A me risulta che i sindacati vostri abbiano accettato», replica lui. Che poi ha il colpo di genio: cerca carta e penna per prendere appunti. «L’unica cosa che posso fare è andare dal ministro Sacconi, che è lui che sorveglia Enasarco, e cercare di proporre alla fondazione un diverso tipo di contratto». La folla si rabbonisce e lascia casa Castelli.

Lui accende la tv e si gode Ballarò, guardandolo per la prima volta come un innocuo battibecco da asilo nido.

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