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E Gianfranco si sente al sicuro. Storace: "Noi non ci fermeremo"

Spesso gli equivoci sono rivelatori. Fanno sbilanciare tanto da non riuscire più nella marcia indietro. Succede a Gianfranco Fini e ai suoi «futuristi», dopo le ultime (travisate) notizie della Procura di Roma sulla casa di Montecarlo.
Il presidente della Camera, insieme a Benedetto Della Vedova e Fabio Granata, esultano appena vedono sulle agenzie di stampa «valore congruo» della casa abitata da Giancarlo Tulliani. Non aspettano di capire che si tratta della valutazione delle autorità monegasche nel 1999, quando An ereditò l’appartamento e non di quella del 2008, quando l’appartamento fu venduto a due società offshore e poi occupato dal «cognato» di Fini. Il leader di Fli è con un gruppo di europarlamentari e legge ad alta voce le agenzie, soddisfatto. «Questo - commenta - era quello che aspettavamo. Adesso continuiamo a restare serenamente in attesa che la magistratura italiana prosegua il suo lavoro». Fini, riferiscono i presenti, è amareggiato per «il fango» gettato su di lui, ma contento per le ultime notizie. E si dice convinto che l’inchiesta finirà con una bella archiviazione.
Peccato, che intanto la Procura precisi: il valore del passaggio di proprietà iniziale e il valore della vendita finale sono due cose distinte. Quest’ultimo, è atteso solo nei prossimi giorni. Il portavoce di Fini corre ai ripari e si affretta a spiegare: «Le notizie, ed in particolare i virgolettati attribuiti al presidente della Camera, sono destituiti di fondamento». Ma intanto anche i finiani si sono scatenati. «Il tempo è galantuomo - giubila Della Vedova -. Mi spiace per gli amici del Giornale. Si vede che la missione non era l’inchiesta, ma far male. Fini aveva spiegato esattamente com’erano andate le cose, anche nei punti più difficili per lui. In ogni caso, aspettiamo il giudizio conclusivo». Ecco, sarebbe meglio aspettare. E leggere meglio le agenzie. Non lo fa neppure Granata. Commenta, senza l’ombra di un dubbio: «Fini fa politica da 40 anni ed è un campione dell’etica della responsabilità. Tutto questo ci conferma da dove viene la macchina del fango». Le dichiarazioni si gonfiano, ma il dubbio dell’equivoco si fa strada. La doccia fredda arriva dal senatore Pdl Achille Totaro: «I “filini” plachino gli ardori e assorbano l’ennesima figuraccia. Le autorità di Montecarlo hanno riconosciuto congruo il valore di circa 300mila euro ai soli fini catastali della casa di Montecarlo nel 1999, al momento del passaggio di proprietà dalla defunta contessa Colleoni ad An. Non hanno mica detto che tale valore era congruo nel 2008, al momento della vendita fatta da Fini alla società offshore “indicata” dal cognato Tulliani». E il leader della Destra Francesco Storace: «Il fatto che una non conosciuta autorità monegasca indichi che il valore del passaggio nel 1999 fosse congruo non cambia nulla rispetto a ciò che è accaduto 10 anni dopo. Se hanno tutta questa fretta di archiviare, viste le numerose indiscrezioni della Procura, lo facciano.

Chi ha denunciato avrà così la possibilità di accedere agli atti riservandosi la possibilità di ricorrere a indagini difensive di parte».

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