Cultura e Spettacoli

E l’Italia sbattè il nudo in prima pagina

Dalle dive di "‘Oggi" alle pornostar di "Le Ore", la storia di come è cambiata l’immagine femminile nel nostro Paese attraverso le copertine delle riviste popolari, dal 1960 al 1980

E l’Italia sbattè il nudo 
in prima pagina

Avere vent’anni: un cult B-movie datato 1978, regia del maestro Fernando Di Leo con le veline ante litteram altrettanto di culto Gloria Guida e Lilli Carati. Pellicola bellissima e sottovalutata, della quale ogni tanto passa sulle reti private locali una versione “vergognosamente” tagliata e (ahinoi) ri-montata rispetto all’originale, il cui morboso erotismo e la violenza sconvolgente furono un pugno al cervello per un Paese in quegli anni già di per sé abbondantemente sconvolto dal piombo brigatista. “Avere vent’anni”: potrebbe però essere anche il sottotitolo perfetto del volumone fotografico - moralmente pruriginoso ma sociologicamente interessante – dedicato alle riviste che hanno messo a nudo l’Italia per – appunto – vent’anni: s’intitola Sexyrama (Coniglio editore, pagg. 264, euro 35), l’ha curato il disegnatore Roberto Baldazzini e raccoglie una straordinaria (e di per sé rarissima) collezione delle copertine più “pop” del periodo compreso fra il 1960 (ad esempio Giovanna Ralli in costume intero su La Fiera del cinema) al 1979 (ad esempio Lory Del Santo senza costume su Playmen): insomma, dalla vestitissima Loren alla Bardot senza veli, ecco come è cambiata l’immagine della donna in un’Italia castamente monocolore per le scelte politiche (Dc) ma lascivamente pruriginosa per quanto riguarda i desideri sessuali (ABC, ma anche OV, e pure OS). Le Ore, in quel periodo, scorrevano velocemente.

Settimanali, mensili, rotocalchi, fotoromanzi, riviste per la casa (l’immortale Postal Market), per “ragazzi” (lo psichedelico Caballero), per famiglia (Oggi, Tempo, Epoca), per donne (Novella, Grazia, Amica) e per adulti (Formen, Menelik, Kent, Le Ore, Playboy…) . All’inizio erano le dive irraggiungibili: l’eleganza fredda e il fascino discreto di Silvana Mangano e Sylva Koscina. Alla fine erano le pornostar alla portata di tutti: i corpi sensuali e la provocazione sfacciata di Ilona Staller e Lilli Carati. “Da un lato – ricorda l’autore di questo monumento fotografico alla donna, no meglio, alla femmina sognata dagli italiani – il potere deduttivo dello sguardo divoratore di quelle irraggiungibili dive filo-hollywoodiane, dall’altro la dimensione frastagliata e casalinga di quell’immaginario porno-erotico alla portata di tutti, presente in ogni casa, che irruppe nelle nostre vite sul finire degli anni ’70 e che il messaggio televisivo non ha mai cessato di alimentare”.

Ecco Irene Tunc, occhi da cerbiatta e labbra da mordere, ammiccare dalla copertina di Novella, anno 1960. Ecco Virna Lisi, con abitino azzurro e scollo a balconcino, affacciata alla copertina di Vie nuove, anno 1965. Ecco Solvi Stubing e tutte le altre tedeschine e svedesine sdraiate sulle pagine di Men, e di King, e del Borghese tra la fine dei Sessanta e i primi Settanta. Ecco i nudi (quasi) integrali e le inchieste sessuali di Relax, di Abc, di Caballero e le lolite spogliate e contente sul settimanale “eroiticomico” Menelik, e siamo già verso la metà dei bollenti anni Settanta. Ecco il total nude e il sesso etero e soprattutto lesbo che avanza ben oltre la soglia del comune senso del pudore dalle pagine di Le Ore o di Erospiù, e ormai siamo alle soglie degli Ottanta. Ma ormai ogni tabù è infranto: nel ’78 il “casalingo” Tv Sorrisi e canzoni mette in copertina Catherine Spaak e Stefania Sandrelli nude in una vasca da bagno sotto il titolo “Io sono curiosa”. Da lì a poco gli spogliarelli notturni sulle tv locali saranno spazzati via da Drive In e le piccole imperfezioni della “moglie della porta accanto” ritoccate dal chirurgo, estetico o digitale.

Ormai, che peccato, era finita un’Epoca.  

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