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E' morto Antonio Giolitti 

Fra pochi giorni avrebbe compiuto 95 anni. Nipote dello statista Giovanni Giolitti, membro dell'Assemblea Costituente, fu deputato del Pci dal 1948 al 1957. Poi lo strappo da Togliatti e il passaggio nelle file del Psi. Nei governi di centrosinistra degli anni Sessanta fu tra i protagonisti della programmazione economica

E' morto Antonio Giolitti 

Roma - Fra pochi giorni, il 12 febbraio, avrebbe compiuto 95 anni. Antonio Giolitti è morto nella notte a Roma. Padre costituente, ministro, fu prima iscritto al Pci poi passò al Psi  - in polemica con i carri armati che invadevano Budapest - per poi tornare nelle file del partito comunista nel 1987, con l’ultimo incarico da parlamentare. 

Napolitano: levatura eccezionale "Ha lasciato l’impronta di una personalità di eccezionale levatura culturale e morale nella vita politica e nell’attività di governo - scrive in un messaggio di cordoglio alla famiglia il Capo dello Stato Giorgio Napolitano -. La sua finezza intellettuale, la sua coerenza e la sua dirittura, sempre accompagnate da rara sobrietà e discrezione, sono state per me personalmente fonte di ispirazione e hanno nutrito una sempre più schietta amicizia tra noi".

Schifani: altissimo valore "Dalla militanza antifascista alla Liberazione, dalla partecipazione alla Costituente ai numerosi incarichi di governo, nazionale e sovranazionale, e alla lunga attività parlamentare, conclusasi nel 1992 con la X Legislatura in Senato, Giolitti ha rappresentato per il Paese un esempio altissimo di valore umano e civile. Vi giungano, anche a nome dei colleghi senatori, i sentimenti di sincera e commossa partecipazione", scrive in una nota il presidente del Senato Renato Schifani.

Fini: grande spessore intellettuale "Tra i primi ispiratori della programmazione economica - ricorda il presidente della Camera Gianfranco Fini - Giolitti espresse sempre nel corso della sua lunga attività politica, fondata sulla cultura riformista, un coerente e appassionato impegno per il consolidamento della democrazia del nostro Paese". "Il suo straordinario spessore intellettuale unito alla sua coerenza ed all’alto rigore morale - conclude - rendono Antonio Giolitti uno dei principali protagonisti della storia italiana".

Bersani: protagonista nostra storia "E' stato un protagonista eccezionale della nostra storia - è il commento di Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico -. Ha attraversato il Novecento sempre in prima linea, dall’antifascismo alla lotta partigiana, dalla Costituente alla rinascita del Paese. Fu un uomo di sinistra capace di vedere tra i primi errori e tragedie del socialismo reale mantenendo un rigore morale e una onestà intellettuale che ci mancheranno e che mancheranno a tutto il Paese".

Cicchitto: autentico riformista "E' stato un’eminente personalità politica e culturale della sinistra, un autentico revisionista e riformista. Uscì dal Pci nel ’56 scrivendo il libro dal titolo volutamente provocatorio "Revisionismo nuovo e antico". Insieme a Riccardo Lombardi svolse un ruolo fondamentale nel programma del centro-sinistra e poi come ministro del Bilancio". Lo dice Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, che aggiunge: "Fu candidato da Bettino Craxi a Presidente della Repubblica, ma fu bloccato da un veto del Pci. Successivamente, in dissenso con il Psi, ritornò come indipendente nel Pci, scrivendo un altro libro su tutta la sua esperienza, "Lettere a Marta". Una personalità di grande rilievo anche per la sua serietà, sobrietà, riserbo e onestà intellettuale".

Era nipote di Giovanni Giolitti Nato a Roma nel 1915, Antonio Giolitti era nipote del grande statista Giovanni Giolitti. Dopo la laurea in legge nel 1940 si iscrisse al Pci. L’anno successivo fu arrestato per attività eversiva, poi rilasciato per insufficienza di prove. Con Giancarlo Pajetta fondò le brigate partigiane Garibaldi e nel 1944 rimase gravemente ferito in battaglia.

Dal Pci al Psi Fu curato in Francia e tornò in Italia nell’aprile del 1945. Ferruccio Parri lo chiamò come sottosegretario agli Esteri. Nel 1946 fu eletto membro dell’Assemblea costituente, e poi deputato del Pci dal 1948 al 1957. Fu in quell’anno che Gioliti lasciò polemicamente il partito. Passò al partito socialista con cui fu rieletto deputato dal 1958 al 1976. Ministro del Bilancio dal 1963 al 1964, dal 1969 al 1972 e dal 1973 al 1974 nei governi di centrosinistra organico guidati da Moro, Rumor e Colombo, fu uno dei principali ispiratori della programmazione economica.

L'impegno nella Cee Dal 1977 al 1985 fu commissario presso la Comunità economica europea. Ma anche nel 1985 anche il Psi cominciò a stare stretto a Giolitti che lasciò il partito in polemica con Bettino Craxi.

Nel 1987 fu eletto senatore come indipendente del Pci e a fine legislatura, nel 1992, si ritirò dalla politica attiva.

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