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E' nato il "Cofo": il sindacato dei fannulloni

Migliaia di dipendenti pubblici si stanno organizzando per ricorrere al Tar del Lazio contro la nuova legge Brunetta: "Raccoglieremo firme in tutta Italia"

E' nato il "Cofo": il sindacato dei fannulloni

No, il sindacato dei fannulloni no. Pietà. C’eravamo appena abituati a quello delle casalinghe disperate e dei leccatori di francobolli. E oggi ci vengono a dire che milioni di dipendenti pubblici - con tutto il lavoro che hanno da fare, e che non fanno - si stanno organizzando nel Cofo. No, non è un colpo di tosse, neanche un errore di stampa. Avete capito bene: Cofo. Comitato Fannulloni Operosi. E già nell’etichetta sono caduti in contraddizione.

Come si fa a essere fannulloni e operosi nello stesso tempo? È come se domani ci dicessero che esiste un «sindacato vescovi agnostici», o magari, che so, un «comitato uomini incinti». Vi pare? Evidentemente, da bravi fannulloni, neanche nella scelta del nome han voluto spremersi più di tanto. Eppure, a leggere le agenzie di stampa, pare che questi stacanovisti del Cofo, contro il ministro Brunetta, siano addirittura «sul piede di guerra».

Come no: il tempo di finire il caffè e sfogliare il giornale, e poi vedrai come si imbufaliscono. Mai disturbare il fannullone che dorme (in certi casi pure troppo come quel bidello di Padova sorpreso a russare in ufficio). Però quando gli tocchi la cadrega diventano centometristi giamaicani: schizzano via che è una bellezza. «Raccoglieremo firme per tutto lo stivale», dicono. Avessero la stessa lena in orario di lavoro, all’anagrafe, alla Asl, ai ministeri, nelle scuole, avremmo risanato il bilancio dello Stato. E qualcosina avanzerebbe pure. Ma c’è poco da scherzare. Il Cofo fa paura, e non solo per la sonorità cacofonica: perché sono tanti, i nullafacenti che balzeranno in piedi per difendere il diritto a restare seduti.

A dar loro ausilio l’avvocato Carlo Rienzi, con tanto di casella mail per unirsi alla protesta collettiva: «ricorsofannulloni» punto it. Toh, per una volta si muovono alla velocità della luce: la stessa velocità con cui il centralinista del Comune di Messina se ne andava a giocare al videopoker dopo aver timbrato il cartellino. Che poi, cosa avranno mai da lamentarsi? L’Istat dice che negli ultimi otto anni le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono aumentate del 35%; quelle dei privati solo del 20%. Se i vari governi fossero riusciti a pagare il lavoratore pubblico con gli stessi criteri del privato, avremmo risparmiato 60 miliardi di euro: 7,5 miliardi all’anno.

Invece? Ogni santo giorno del calendario (comprese le domeniche, Natale e Pasqua) l’Italia assume ben 35 statali. Che una volta entrati, peraltro, non si spostano più. Sapete quanti sono i dipendenti trasferiti dall’alto in un altro ufficio, su 3 milioni e 600 mila? In un anno, dodici. Gli altri, non li schiodi neanche a cannonate. Ora: di questa matassa di privilegi, il Cofo ne sa qualcosa? O hanno perso la memoria? Forse soffrono di amnesia: del resto a darsi malati sono insuperabili. Pensate: solo nel settore della sanità ogni dipendente - e sono 700 mila - colleziona 2 mesi d’assenza, tra ferie, malattie, permessi e scioperi.

È passato alla storia il caso dell’urologa di Torino che è rimasta a casa per 9 mesi: i superiori l’hanno smascherata vedendola in tv al quiz dei pacchi: da com’è brava a tirarli, l’avrà certamente sbancato. Diciamolo: un posticino nel Cofo, magari come addetta alla sanità, alla suddetta urologa non glielo toglie nessuno. Il resto dell’organigramma fannullonico? Presto fatto. Per il settore giuridico-sindacale, proponiamo il dottor Vitaliano Brasini, il giudice di Forlì che ha partecipato a 18 udienze in dieci anni. Per il settore scuola, non c’è che un nome: Mario Fogliani, il prof lombardo che ha bigiato il 71% delle lezioni. Che fenomeni, eh? Al Cofo gli farebbero l’applauso. Ebbene mettiamoci l’anima in pace: da oggi, quando telefoneremo a un ufficio pubblico senza avere risposta, almeno avranno pronta la giustificazione.

Ci dispiace, ma l’impiegato è momentaneamente assente per partecipare alla manifestazione del Cofo. Dopo il gay pride, chissà: magari ci sarà un «Fannullone Pride» in giro per le piazze. Una cosa è certa: se orgoglio fannullone dev’essere, avverrà senz’altro in orario d’ufficio. Voglio dire: mettiamoci nei suoi comodi panni. Son fannullone ma mica scemo. Così, se ci scappa, tra uno striscione e una bandiera, mi faccio un salto in palestra, e poi magari a far la spesa, e poi però subito a casa. Sai, manifestare stanca. Sento già i brividi della febbre.

Quasi quasi chiamo il Cofo, e mi faccio mettere in permesso malattia.

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