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E ora Damasco vuole espellere Dall'Oglio, il gesuita del dialogo

Trent’anni fa Padre Dall’Oglio restaurò un monastero con le sue mani e fece nascere una comunità cristiana

E ora Damasco vuole espellere Dall'Oglio, il gesuita del dialogo

Lo chiamano «il gesuita del deserto» e da 30 anni vive in Siria con il pallino del dialogo fra cristiani e musulmani. Padre Paolo Dall'Oglio è finito nel mirino del regime, che vuole espellerlo dal Paese considerandolo persona non grata. La sua colpa è stata quella di cercare una mediazione nella sanguinosa crisi che sta travolgendo il Paese chiedendo maggiore democrazia.

La decisione è già stata presa, ma il governo siriano vorrebbe che sia la Chiesa a far tornare a casa il gesuita fondatore del convento di Mar Musa, nella regione desertica di Nebek, 80 chilometri a nord di Damasco. Il ministero degli Esteri di Damasco ha informato il vescovo, dal quale dipende padre Dall'Oglio, 57 anni, romano, della volontà di espellerlo. Il gesuita non demorde e propone di «interrompere la partecipazione alla discussione politica perché i miei doveri ecclesiali sono più importanti ed evidentemente non è apprezzata» pur di rimanere in Siria. «Bisogna evitare il bagno di sangue. La situazione potrebbe diventare venti volte più cruenta di adesso», ha dichiarato il gesuita appellandosi al ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi.

Padre Dall'Oglio è arrivato in Siria nel 1982, quando gli israeliani invasero il Libano. Barba bianca e saio da monaco ha fondato il monastero di Deir Mar Musa, un antico gioiello di fede incastonato fra le rocce del deserto, facendo da solo, con le sue mani, i lavori di restauro del monastero. La leggenda vuole che sorga sui ruderi dell'eremo di San Mosè l'Abissino, figlio di un re etiope. La reliquia di un suo pollice è custodita in Siria.

Dall'inizio delle manifestazioni contro il regime di Damasco, che fino ad oggi avrebbero provocato 3500 morti, il gesuita si è impegnato «per la liberà d'opinione, e per un accesso graduale alla democrazia matura».

In Siria i cristiani sono 1 milione e 600mila e per certi aspetti temono che al posto del presidente Bashar Assad, arrivino al potere i Fratelli musulmani. Padre Dall'Oglio crede nella «riconciliazione, nel negoziato, per evitare la sofferenza della gente». Per Natale ha preparato un messaggio, pubblicato dalla rivista Popoli dei gesuiti, che non deve essere piciuto a Damasco. «Godranno i cittadini di più libertà o la perderanno? - ha scritto il coraggioso religioso - O invece otterrà un regime di sopraffazione dove il cittadino subisce ingiustizie nel nome di una maggioranza pietrificata?».

Il gesuita ha lanciato un appello per aprire le porte alla stampa internazionale e ad organizzazioni come la Croce /Mezza luna rossa «per assistere il popolo siriano». Per Damasco padre Dall'Oglio cominciava a diventare una spina nel fianco, nel momento in cui il regime subisce le sanzioni dalla stessa Lega araba.

Ieri, con l'astensione dell'Iraq ed il Libano contrario, sono stati approvati lo stop dei voli commerciali con la Siria, il divieto d'ingresso agli esponenti del regime ed il congelamento dei conti del governo di Damasco.

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