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E in Scozia riaprono le (ricche) distillerie fantasma

Diageo investirà 35 milioni di sterline per Port Ellen e Brora, veri mostri sacri dei malti

E in Scozia riaprono le (ricche) distillerie fantasma

Immaginate Dalì tornare dall'oltretomba in carne, ossa, baffi e pennelli. Oppure un nuovo concerto di Led Zeppelin e Pink Floyd riuniti. Il confine tra fantascienza e realtà è labile, ma talvolta - come gridava Frankenstein Jr. - «si può fare!». E la stessa cosa devono aver esclamato alla Diageo quando hanno deciso di riportare in vita due leggendarie distillerie fantasma chiuse nel 1983, Port Ellen e Brora.

Per capire la portata storica dell'operazione, un dato è utile. L'ultima edizione ufficiale di Port Ellen (invecchiato 37 anni) costa 3mila euro, ma non ne bastano 5mila per la prima edizione del 2001. Banalmente, quando le distillerie chiusero per la crisi del whisky in Scozia negli anni '80, i barili rimasti divennero oro e le bottiglie in vendita sempre più rare e care. Il problema è che le scorte (cifre top secret) si stanno esaurendo. Dunque perché non ricominciare a produrre il marino e torbato Port Ellen e l'oleoso e aromatico Brora?

«È il nostro regalo agli appassionati di whisky - dicono alla Diageo - per permettere alle nuove generazioni di assaggiarli». Un regalo da 35 milioni di sterline di investimenti, perché l'operazione non è semplice. Su Islay, alla Port Ellen non è rimasto che un magazzino e il maltificio che serve anche Caol Ila, Lagavulin e altre distillerie. Occorrono nuovi edifici e nuovi alambicchi, che verranno costruiti su misura come gli originali, copiando i dettagli ritrovati negli archivi e ascoltando le testimonianze dei lavoratori ora in pensione. Un po' più semplice a Brora, nelle Highlands orientali, dove la distilleria è semplicemente silent, ovvero silenziosa. È lì, coi suoi alambicchi, come ibernata in attesa del bacio di un principe che la risvegli.

La favola dovrebbe concludersi (o iniziare?) nel 2020, quando le due distillerie - che saranno tra le più piccole del gruppo con una produzione di circa 800mila litri di alcol l'anno - apriranno le danze. Si comincerà con single malt di 12 anni, quindi per assaggiare il primo sorso della nouvelle vague dovremo aspettare il 2032. Senza fretta. Occorre studiare attentamente ogni dettaglio per riprodurre la qualità di quei whisky d'élite. Il rischio di «desacralizzarli» c'è, ma Nick Morgan, lo «storico» di Diageo, non ha dubbi: «L'eccellenza resterà la nostra stella polare». D'altronde da una Ferrari ci si aspetta il massimo, quindi anche con Port Ellen e Brora il pubblico sarà parecchio esigente...

Stessa cosa succederà con Rosebank, una distilleria delle Lowlands che il gruppo Ian Macleod (lo stesso di Glengoyne e Tamdhu) riaprirà nel 2019. Anche qui lavori in corso in un sito che finora è appartenuto alla società Scottish Canals: stanziati 12 milioni di sterline per rifare tutto, dato che perfino il tino di macerazione era stato rubato.

Insomma, tre indizi fanno una prova. Le compagnie non vogliono perdere i loro marchi più esclusivi e puntano forte sui single malt. Garantito che la qualità rimarrà altissima, resta un'incognita comune al mondo dell'arte, dove le opere dei morti sono sempre più affascinanti di quelle dei vivi.

Una cosa però è certa: se si investono queste cifre, di sicuro l'età dell'oro del whisky (per fortuna) continuerà ancora per molto.MZuc

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