Politica

E sulla stampa di regime Angela diventa diavolo

Repubblica, Unità e Manifesto si rimangiano gli elogi al rigore e attacano

Roma Effetto Monti sempre più travolgente, quasi sconvolgente. Un vero tsunami almeno nelle redazioni dei giornali, che in un lampo hanno rivisto tutti i giudizi su Italia e pure Europa, invertendo l’ordine dei buoni e dei cattivi. E con le «Angele» che diventano diaboliche. La Germania, questa specie di orco, con la sua Cancelliera che quando aspettava indispettita Berlusconi al cellulare era il modello di leader europeo rigoroso e serio, adesso che a Palazzo Chigi c’è Monti (Repubblica è in estasi da giorni), ha addirittura «una fisionomia inquietante». Così scrive l’esimia Barbara Spinelli, editorialista arrivata al quotidiano di De Benedetti dopo aver lasciato La Stampa perché troppo soft. Ora che Berlusconi è solo un onorevole, e l’attuale premier cammina sulle acque, che peste colga tutti gli ostacoli dell’Italia di Monti.

Tipo appunto la Germania di Angela Merkel, trasformata dal vignettista Bucchi in una specie di tossicodipendente con gli occhi pesti, a commento del commentone della Spinelli, che si intitola moderatamente così: «La deriva tedesca». L’ex cancelliera è una «inacidita», lo dice quasi testualmente quando descrive «l’inacidirsi dei governanti tedeschi» come un processo cresciuto parallelamente alla leadership europea della Germania. E che culmina, evidentemente, nella cancelliera inacidita (peggio o meglio del famoso epiteto, ma solo telefonico, del Cavaliere?).

Dopo centinaia di titoli e editoriali sull’Europa che «richiama» o «bacchetta» l’Italia berlusconiana sui conti in rosso, la vedova Padoa-Schioppa rivolta la frittata e la rovescia su Berlino. Non è l’Italia (quella di Monti, of course) ad essere birichina, ma è la Merkel che cova una dottrina, anzi «una ideologia», quella della «Haus in ordnung», della «casa in ordine». Un principio inacidito per cui «ogni Stato deve prima fare pulizia nel proprio recinto, e solo dopo può contare sulla cooperazione e solidarietà internazionali». Cioè quello che la Repubblica della Spinelli ha chiesto all’Italia di Berlusconi per decenni. Editoriali inaciditi. Anche l’Unità, da quando il premier è Monti, sventaglia il tricolore manco fosse il Secolo d’Italia. «Ora Merkel non ride più» sfotte in prima pagina il giornale migliorista (nel senso di Napolitano). Anche lì, come per effetto di un ordine collettivo, in una manciata di giorni l’Italia è passata da reproba a vittima del sistema europeo, e della Merkel in particolare.

«Al cuore del problema c’è la Germania» sentenzia il quotidiano, mentre una settimana fa, ci scommettiamo, sarebbe stato un altro il problema. Ricordiamo, per i collezionisti, uno solo dei tanti pezzi celebrativi della Merkel sull’Unità, quando l’Italia era di Berlusconi. «Tutto in lei appare morbido e accogliente» scriveva Lidia Ravera, in deliquio teutonico. «Ha una faccia intensamente normale (?), un corpo materno (?), un sorriso da professoressa buona». La deriva tedesca non c’era proprio, anzi, la Merkel «quando si oppone al salvataggio degli Asini d’Europa, non alza mai la voce (?)». E rideva un sacco, ora invece non ride più.

«Eurobotto» titola il Manifesto, che piazza in prima la foto di una Merkel in delirio. «L’Europa (e non l’Italia, ndr) è allo sbando» dice il quotidiano comunista, anch’esso in crisi d’astinenza da nemico berlusconiano, per quanto non ancora «montiano» o «passeriano» (e ci mancherebbe pure). La Cancelliera è invece un «osso duro» per Monti, dice Europa, quotidiano del Pd e quindi di governo.

Una Angela diventata un diavolo.

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