Politica

E al tg spunta il Carneade del 4 per cento

E perché uno non dovrebbe votare Daniela Melchiorre? Intanto è una bella donna. L’abbiamo vista ieri al tg5 delle 13 e ha detto cose condivisibili: «Siamo per il cambiamento»; «Vogliamo più giustizia»; «Vogliamo più sicurezza»; «Vogliamo portare in Europa il made in Italy»; «Vogliamo portare in Italia l’Europa dei giovani, delle donne, di chi fa ricerca». E chi non è d’accordo. C’è solo un piccolo particolare: ma chi è questa Daniela Melchiorre? Di che partito è? Ma diamine: dei Liberaldemocratici-Maie, e non dite che non sapete che cos’è il Maie. La signora si presenta ai tg con un cartello al collo con il simbolo: «Ld-Melchiorre» e fa un po’ tenerezza, è un’artigiana della politica nell’era delle cyber-comunicazioni.
Daniela Melchiorre è una dei nuovi Carneadi che entrano in casa nostra, imposti dalla par condicio, all’ora di pranzo e di cena. Sono amanti dell’avventura, la loro sfida è più difficile di una tappa del Giro d’Italia Santa Maria di Leuca-Vipiteno: devono raggiungere la soglia del 4 per cento alle prossime Europee, altrimenti spariscono, re-inghiottiti dall’anonimato. Di loro non sentiremo più parlare, fra pochi giorni, ma per adesso la legge è chiara: devono avere anche loro la rituale comparsata alla «nota politica» dei tg, discettano di economia e strategie internazionali fra un Berlusconi e un Franceschini, un Bossi e un Di Pietro.
Ci fanno scoprire, ad esempio, che col cavolo che i comunisti non ci sono più. Ci sono eccome, anzi sono numerosi come le stelle nel firmamento. C’è una lista «Sinistra e Libertà», per dire, e ce la illustra al Tg1 di ieri il volto inedito di un tale Riccardo Nencini, barba non fatta, canottiera blu sotto la camicia aperta: «È una lista conflittuale», spiega, «con quella sinistra antagonista di Diliberto e di Ferrero»; cerca di spiegare la differenza, ma per un attimo resta solo il video con le labbra che si aprono e si chiudono mute, l’audio sparisce, il tempo garantito dalla par condicio è scaduto. Poi c’è il «Partito comunista dei lavoratori», ce lo illustra sempre al Tg1 Marco Ferrando, che dice che così come «i padroni licenziano i lavoratori, anche i lavoratori devono poter licenziare i padroni», poi si mette a parlare dei «privilegi scandalosi del Vaticano» ma anche per lui arriva il momento del gong, chissà il disappunto che provano i parenti davanti alla tv: peccato, non gli hanno fatto finire la frase.
L’estrema sinistra accomuna i Carneadi con i desaparecidos: rivediamo Paolo Ferrero della «Lista comunista», Nichi Vendola che dice «Vogliamo mettere al centro la bio-politica» e Claudio Fava di «Sinistra e Libertà». Ma anche l’estrema destra è una galassia divisa che porta in video alcuni «rieccolo» come Francesco Storace (lista «La Destra-L’autonomia») e alcuni oggetti misteriosi: Luca Romagnoli è della «Fiamma Tricolore-Destra Sociale» mentre Roberto Fiore è di «Forza Nuova. Il primo chiede i voti «dei missini», dice testuale; il secondo chiarisce l’obiettivo: «Vogliamo un’Europa cristiana, romana, greca». Capite bene che c’è una bella differenza.
I Carneadi del 4 per cento hanno però un merito innegabile. Spezzano la mortifera monotonia degli ormai inguardabili telegiornali che a ogni edizione ci propinano un quarto d’ora di mezzi busti e dichiarazioni: c’è chi afferma, chi replica, chi precisa e chi ribadisce. Un insopportabile collage di dichiarazioni che viene spacciato, appunto, per «nota politica»: per far parlare tutti, va in onda il trionfo della sintesi, e quindi delle frasi senza senso. Al Tg1 delle 20 dell’altro ieri hanno parlato, nell’ordine: Berlusconi, Franceschini, Bossi, Finocchiaro, Di Pietro, Casini, La Russa, la Bonino che si lamentava perché non la fanno mai parlare. Al Tg1 delle 8 di ieri Berlusconi, Franceschini, Di Pietro, Casini, Bonaiuti, La Russa, Bossi. Al Tg1 delle 13,30 di ieri Berlusconi, Franceschini, Gentiloni, ancora Franceschini, Di Pietro («Angora una volta Berlusconi truffa gli italiani»), Casini, la Bonino che si lamentava perché non la fanno mai parlare, Cota, Alfano, Bonaiuti. Al Tg4 delle 18,55 di ieri Berlusconi, Bossi, Franceschini, la Bonino che si lamentava perché non la fanno mai parlare. Al Tg3 delle 19 di ieri Berlusconi, Franceschini, Alfano, Cicchitto, Bossi, Cota, Di Pietro (che ci ha ridetto che angora una volta Berlusconi truffa gli italiani), Casini, la Bonino che si lamentava perché non la fanno mai parlare. Al Tg5 delle 13 di ieri Berlusconi, Franceschini, Casini, Alfano, Bocchino, Cota, Capezzone. Al Tg5 delle 20 di ieri sera Franceschini, Berlusconi, Bossi, Casini, Cota, la Bonino che si lamentava perché non l’hanno fatta mai parlare («Abbiamo rotto questo muro del silenzio solo in minima parte»), Alfano, Bonaiuti, Cicchitto, Bocchino. Sono le belle facce che ci tengono compagnia, con le loro brevi ma ficcanti dichiarazioni, tutto l’anno, anche quando non c’è campagna elettorale. Non saranno eletti, i sognatori del 4 per cento, ma almeno hanno condito con qualcosa di nuovo la solita zuppa.

Comunque vada, cari Carneadi e riaparecidos, è stato bello.

Commenti