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E a Verona chiude la Glaxo Senza lavoro 600 ricercatori

La neuroscienza non fa più guadagnare, così Glaxo Smithkline chiude la ricerca in Italia.
L’annuncio della chiusura è stato dato ai 595 ricercatori di Verona dalla stessa multinazionale farmaceutica. Le voci erano nell’aria da tempo. Da Londra, il top manager Andrew Witty ha confermato che lo smantellamento del centro ricerche rientra in un piano di tagli di circa 4mila posti di lavoro in tutto il mondo, metà dei quali nel settore ricerca e sviluppo. Insieme al centro di ricerche veronese ne saranno chiusi anche due in Inghilterra, uno in Polonia e quello di Zagabria.
«Non ci aspettavamo nulla del genere - affermano i lavoratori increduli -, eravamo qui per sapere cosa avesse deciso di fare Gsk del possibile progetto di outsourcing, questa è stata una doccia gelata». «È una notizia scioccante» commenta Francesco Crespi, rappresentante sindacale di Glaxo Smithkline. E lo è stata ancor di più perché «ci è stato fatto sapere che non c’è alcuna possibilità di riassorbimento dei lavoratori in altri centri».
«Il Centro ricerche - aggiunge Crespi - era il fiore all’occhiello non solo per Verona, unica realtà italiana nella ricerca farmaceutica». Il rappresentante sindacale spiega che GlaxoSmithkline ha motivato questa chiusura con il mancato raggiungimento degli obiettivi negli utili, che in un anno di crisi come il 2009 sono stati più che soddisfacenti. Secondo quanto si apprende, la multinazionale aveva pianificato di raggiungere un utile netto a fine anno del 14%, ma dai bilanci è risultato che l’utile a fine 2009 è stato dell’11%. Dal mancato raggiungimento degli obiettivi nascerebbe, secondo il gruppo, la necessità di risparmiare 300 milioni di euro l’anno.
«Per una differenza del 3% sul raggiungimento degli obiettivi - sottolinea Crespi - si lasciano a casa quasi 600 persone, tutte laureate ed espressione dell’eccellenza, alle quali vanno aggiunti un centinaio di lavoratori nella produzione. L’azienda ha garantito il mantenimento dell’occupazione fino alla fine dell’anno».
Non sarebbero previste misure «salvagente» per i lavoratori: il risparmio anno andrà infatti spartito per il 75% tra gli azionisti mentre il restante 25% è destinato ad altre attività di riorganizzazione della produzione, secondo quanto comunicato dal gruppo ai sindacati.
I lavoratori intanto incontreranno oggi in assemblea i sindacati territoriali, per decidere il piano d’azione e lunedì si confronteranno con i vertici nazionali dei sindacati di categoria, per coinvolgere le massime cariche della politica. È sempre previsto per oggi l’incontro tra i ricercatori, il sindaco di Verona Flavio Tosi e il presidente della Provincia Giovanni Miozzi.
GlaxoSmithKline è una multinazionale farmaceutica, basata sulla ricerca, nata nel dicembre 2000 dalla fusione di Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham. Con oltre 100mila dipendenti, un fatturato di circa 33 miliardi di euro e una quota di mercato del 5,6%, il gruppo si colloca al secondo posto nel mondo. La Ricerca e Sviluppo può contare su oltre 15mila ricercatori che operano in Centri ricerca dislocati in vari Paesi tra cui Belgio, Cina, Croazia, Francia, Giappone, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. In Italia, dove è presente dal 1932, Gsk occupa oltre 3mila dipendenti e ha la sua sede principale a Verona.
Nella struttura scaligera è presente appunto il centro ricerche che, con oltre 700 addetti, molti dei quali stranieri, è stato designato dal gruppo come centro di eccellenza nella scoperta dei farmaci - «drug discovery» - per le neuroscienze e ha la responsabilità a livello internazionale dell’identificazione di potenziali farmaci per la cura delle malattie psichiatriche e del loro sviluppo fino all’inizio degli studi clinici su larga scala.

Lo stabilimento di via Fleming a Verona ospita anche gli uffici risorse umane per l’Italia, anche loro coinvolti nella chiusura.

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