Cronache

Ecco cosa c'è davvero dietro la cacciata del priore di Bose

Con l'allontanamento di Enzo Bianchi da Bose viene messo in discussione pure un modello progressista di cattolicesimo: i radical chic delusi da Bergoglio

Ecco cosa c'è davvero dietro la cacciata del priore di Bose

Come un fulmine sul campo progressista: Enzo Bianchi deve lasciare la comunità che ha creato. La sorpresa è grossa. A deciderlo è stato lo stesso Papa che - dicono - avrebbe voluto fare di fratel Enzo un porporato.

Un laico in Conclave è una storia non raccontata di recente. Un successore di Pietro non nomina da tempo un cardinale al di fuori dei consacrati. L'ultimo caso risale al 1858. Non se n'è fatto nulla per ora e, con ogni probabilità, fratel Enzo non indosserà la porpora in futuro. Una delle tante svolte, questa del "cardinale laico", che la sinistra si aspetta da Francesco, ma che il Papa non asseconda. Fa il paio con la storia dell'abolizione del celibato sacerdotale, con quella dei preti sposati e con tante altre.

Pare sia stato il segretario di Stato Pietro Parolin a sconsigliare Bergoglio prima che il Papa insediasse Bianchi nell'assise cardinalizia. Così come pare che sempre Parolin abbia individuato in questi giorni la soluzione dell'allontanamento di Bianchi da Bose. La fonte che ha ventilato questo quadro - che per noi rimane ipotetico - , ha preferito rimanere anonima ma, se lo scenario raccontato si rivelasse vero, allora il Papa, sul destino di Bianchi, si sarebbe affidato alla ferma opinione del "ministro degli Esteri". "È il più intelligente", ha fatto presente la fonte, riferendosi al cardinale Parolin. "Probabilmente vuole evitare ulteriori scandali", ha aggiunto.

Quali scandali? Ad oggi nessuno. Forse si tratta di lasciare che il nuovo priore, il letterato Luciano Manicardi, possa dirigere la comunità monastica senza che il passato incomba. Chi vuole gettare acqua sul fuoco, tende a credere a questa versione. "Presenza ingombrante": di norma si usa dire così. È un'espressione che i progressisti sfoderano spesso per Joseph Ratzinger e la sua scelta di dimorare tra le mura leonine dopo la "rinuncia". "Presenza ingombrante" sembra destinata a sfiorare quasi tutti i grandi "emeriti".

Cosa sappiamo dei perché? Qualche informazione sparsa: Bianchi ha lasciato la comunità monastica di Bose dopo le ispezioni ordinate dalla Santa Sede; da quando Manicardi si è insediato sono già passati tre anni; tre stretti collaboratori di fratel Enzo salutano a loro volta. Magari l'ultimo è un indizio di come la gestione dell'ex priore, almeno sino a questo momento, abbia avuto una scia piuttosto lunga rispetto ai tempi naturali di un turn over. E il Vaticano sarebbe intervenuto come a voler dire che, quando si lascia il testimone, bisogna lasciarlo per davvero. Difficile che una giovane novità dia il meglio di sé, quando in panchina è seduta una certezza e la squadra lo sa. Il mistero, se c'è, è comunque irrisolto.

Prescindendo dagli aspetti procedurali e dalla disamina dei pesi e dei contrappesi presenti in Vaticano ed a Bose, la questione centrale è un'altra: Enzo Bianchi è stato ed è ancora un simbolo, un mito, di quello che il cattolicesimo sarebbe dovuto diventare per quelli che negli States chiamano liberal e che in Italia definiamo "catto-dem". Una forma di cattolicesimo aperturista - la comunità di Bose è ecumenica ed inclusiva per definizione - e disponibile a dibattere sul piano pubblico su punti ritenuti essenziali. Anche se non soprattutto quelli utili a rendere la confessione religiosa europea meno conservatrice e più progressista. L'elenco può fermarsi a tre posizioni: fratel Enzo Bianchi è favorevole al testamento biologioco, alle unioni civili ed è contrario alle tesi di chi sostiene che il cristianesimo sia vittima di un attacco. Se i primi due punti sono di natura catechetica e dottrinale, il terzo è culturale. E anche d'ausilio al campo progressista ed al politicamente corretto.

La bioetica è il vero campo dialettico di prossimità tra fratel Enzo ed i radical chic: "Se Cristo nel Vangelo parla del matrimonio come unione indissolubile, nulla dice in merito all'omosessualità. L'onestà, quindi, ci obbliga ad ammettere l'enigma, a lasciare il quesito senza una risposta. Su questo, io vorrei una Chiesa che, non potendo pronunciarsi, preferisca tacere". Non è una frase di Emma Bonino. Ai tempi di Veltroni, Pannella disse: "Che aspetta Walter a candidare Riccardi di Sant`Egidio, o Enzo Bianchi, o monsignor Paglia? Ho un lungo elenco di veri credenti, da invitare nel Pd". I non violenti, ma anche i gauche caviar, hanno guardato spesso all'esperienza comunitaria piemontese come ad un paradigma in grado di debellare le tracce di "oscurantismo". Con Ratzinger, fratel Enzo ha fatto liberamente da controcanto. Con Bergoglio, fratel Enzo lascia la sua comunità. Un paradosso che ha notato la fonte di cui sopra e che ci limitiamo a riportare.

I tradizionalisti, quasi per paradosso, sembrano impegnati a segnalare come le scelte del Papa, che per il fronte conservatore hanno portato all'ingiusto commissariamento di alcune comunità centrate sul "rigidimo", così come lo chiama Francesco - si pensi ai francescani dell'Immacolata - , stiano ormai interessando pure il campo progressista. Nell'aria c'è una certa solidarietà tra opposti.

La comunità monastica di Bose ed Enzo Bianchi sono stati accusati in passato di fuoriuscire dai confini della dottrina cristiano-cattolica. L'ex priore, prima che il Vaticano, almeno con l'avvallo del Papa, procedesse con il comunicare la necessità di un trasferimento, era impegnato sul fronte della partecipazione politica: vuole che i cattolici tornino protagonisti.

La situazione attuale lo preoccupa: "Sono profondamente turbato: come è possibile che un politico oggi, in un comizio elettorale, baci il rosario, invochi i santi patroni d’Europa e affidi l’Italia al Cuore immacolato di Maria per la vittoria del suo partito? Cattolici, se amate il cristianesimo non tacete, protestate!". Qualcuno, forse, ha invece protestato da Bose. Ieri fratel Bianchi ha domandato alla Santa Sede un aiuto per chiarire i motivi del provvedimento che lo riguarda.

Qualche altro capitolo ci attende.

Intanto, il "Papa progressista" - a sinistra ne sono sicuri - ha deluso chi pensava che Enzo Bianchi, in quanto portatore del cattolicesimo del futuro, in quanto paradigma del dialogo a tutti i costi, non potesse essere messo in discussione.

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