Politica

Non bastavano gli attentati, ora ci toccano pure i No Giubileo

Silenziosamente avanzano i laicisti che chiedono di fermarci davanti ai terroristi ma un passo indietro sul Giubileo va contro la laicità

Non bastavano gli attentati, ora ci toccano pure i No Giubileo

I fan del No sono tornati. Dopo i No Tav e i No Expo ecco che spuntano fuori i No Giubileo. In nome della laicità dello Stato e speculando sulle macerie di una Capitale che cade a pezzi, cresce sommessamente la richiesta che l’Anno Santo venga cancellato o perlomeno spostato.

Sui social è già nato l’hastag #NOGIUBILEO e su Facebook ci si è già dati appuntamento per domenica prossima a piazza Montecitorio per chiedere un ripensamento sull’evento. Tra le motivazioni, oltre allo scarso preavviso, all’elevato costo e al caos istituzionale generato dalla diarchia tra i due prefetti, ora è sopraggiunta inevitabilmente anche la paura per gli attentati. La manifestazione di protesta, alla quale per il momento pare abbiano aderito in pochi (almeno sui social), è organizzata dal Movimento Cittadini che in un post spiega che Roma non è pronta e si chiede perché “un evento straordinario non possa essere modificato in parte da un evento ancora più straordinario (fatti di Parigi)”. Oltre a questo gruppetto di fanatici del no, sull’Huffingtonpost anche l’ex consigliere di Stato Domenico Cacopardo ha scritto una lettera rivolta al “Signor Jorge Mario Bergoglio, Papa della Chiesa cattolica apostolica romana col nome di Francesco, vescovo di Roma, gesuita” per chiedergli un ripensamento sull’Anno Santo “indetto senza alcun accordo con le autorità civili italiane”.

La soluzione del problema è molto semplice: basta che i laici facciano pace col cervello. Se l’Italia è uno Stato laico dove vige la norma cavouriana "Libero Stato in libera Chiesa", allora il Pontefice, chiunque esso sia, può indire una festività religiosa senza dover prima chiedere il permesso alle autorità politiche e senza preavviso. Roma, nelle condizioni attuali, non sarebbe stata pronta neanche se avesse avuto un anno di anticipo perché Mafia Capitale non è nata col Giubileo. La corruzione dentro il Comune di Roma ha radici lontane e annullare il Giubileo non servirà ad allontanare il pericolo jihadista né agevolerà il difficile lavoro dei due prefetti. Anzi è proprio grazie al Giubileo che sono stati stanziati dei soldi che serviranno a malapena a mettere un po' di toppe qua e là ma sempre meglio di niente. E, sì, è vero, Roma ha due prefetti ma i primi giubilei sono stati indetti nel periodo della "cattività avignonese" e della lotta per il potere tra i Papi e gli antipapi. Il Giubileo del 1975, poi, si è svolto nel bel mezzo dei famosi "anni di piombo" in cui i terroristi rossi e neri gambizzavano i civili per strada, uccidevano giudici e magistrati eppure nessuno è mai sceso in piazza per impedire un evento religioso. Se si cedesse alla paura degli attenti (e lo scrive uno che abita a venti minuti da San Pietro) e decidesse di rinviare o annullare il Giubileo, allora i terroristi avrebbe vinto la prima battaglia senza neppure dover impugnare una pistola in mano.

No, al Giubileo tutti devono dire di sì e non perché l'Italia è un Paese cattolico che deve difendere le proprie radici cristiane (cosa che di per sé non sarebbe sbagliata) ma proprio perché è un Paese laico che non piega la schiena di fronte al fondamentalismo islamico.

Commenti