Cultura e Spettacoli

Ecco "I soliti idioti" (e la solita sinistra)

Dalla tv al cinema: arriva oggi nelle sale il film-non film con i mattatori Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli. Una serie di sketch corrosivi che suscitano grasse risate. Concita De Gregorio si scandalizza. Eppure...

Ecco "I soliti idioti" (e la solita sinistra)

«È sempre così, i comici da tv, al cinema non funzionano. Al massimo qualche fiammata iniziale, frutto più che altro della promozione. La gente magari all’inizio risponde abbastanza bene per abitudine al personaggio, o perché ci si è persino affezionata... Ma poi, dopo una settimana, dieci giorni al massimo, la cosa finisce lì. E non parliamo poi della qualità...». I dialoghi fra critici, presunti tali e semplici cinefili, in occasione dell’uscita di una pellicola figlia del piccolo schermo, sono regolarmente di questo tenore. Non ha fatto eccezione l’«intro» a I soliti idioti (da oggi nelle sale), versione extra large degli sketch passati trionfalmente su Mtv e cliccatissimi in Rete.

Ma questa volta c’è un «ma». Per merito del regista, Enrico Lando, e della produzione Taodue, e dei due mattatori, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, I soliti idioti, come film, non sarà un buco nell’acqua. Non potrebbe esserlo, non essendo un film. Zero trama, zero virgola spiccioli sceneggiatura, meno di zero quanto a quella che un tempo si chiamava «morale», poi è stata ribattezzata «messaggio» e oggi si continua pervicacemente a definire «impegno». Lando, Taodue, Mandelli e Biggio si sono ben guardati dal fare il passo più lungo delle loro gambe, e per questo dobbiamo tutto sommato ringraziarli.
A proposito di «impegno». Ieri, con un’articolessa partita in prima pagina sulla Repubblica, Concita De Gregorio, ha ammesso d’essersi impegnata molto nel tentare di comprendere le ragioni di un (par di capire) immeritato successo al quale (par di capire) persino i suoi figli contribuiscono. «Questo articolo è la cronaca di un fallimento, il mio», è lo struggente incipit. Poi, timbrato il routinario cartellino antiberlusconiano («questi idioti contemporanei che ingolferanno dal fine settimana i multisala portando spropositati guadagni ai produttori e distributori, ai Valsecchi e alla solita Medusa, Berlusconi all around»), De Gregorio, sconvolta dalla volgarità delle grasse risate, afferma di voler «evitare quella fastidiosissima spocchia di chi dice solo “immondizia” e volta le spalle senza nemmeno guardare. E allora, direte? Alla fine?». Ecco, alla fine lei volta le spalle e arriccia il nasino. «Forse - conclude - con i ventenni non ce la faremo più, è troppo tardi. Ripartiamo, chi ha le energie per farlo, dai seienni. Proviamo coi cartoni animati».
Ma com’e possibile? C’è un calcio di rigore da battere senza portiere, un gol sicuro, un punto a proprio favore, e la cannoniera della sinistra cicca il pallone finendo gambe all’aria? Com’è possibile che De Gregorio non abbia capito che Ruggero De Ceglie, il cinico, intrallazzatore, puttaniere padre del tremebondo Gianluca è lì servito su un piatto d’argento, abile e arruolabile dalla sinistra come epitome dell’Italia etichettata come «forzitaliota»? Com’è possibile che, da quella parte, non si metta il cappello sulla snobbissima Maria Luce, per la quale «la multietnica» è una malattia e, salendo sullo scuolabus con il figlioletto e trovandosi di fronte soltanto bambini neri o gialli sbotta: «Non sapevo che andassi a scuola a Lampedusa»? E che nella coppia di omosessuali trendissimi, esempi di un edonismo ziesco e privo di valori, non si colga la presa per il culo di una bella fetta di borghesia disimpegnata?
Lasciando Concita De Gregorio a crogiolarsi nel tepore politicamente corretto del proprio fallimento e tornando al (non) film, da segnalare la presenza di Madalina Ghenea, 23 anni, modella romena, più bella di un bel tocco, vista dal vivo all’anteprima di mercoledì a Milano, dell’inflazionata e chilometrata Belén. È lei, testimonial della linea di biancheria intima Smutandissimi, il motore immobile di questa collana di sketch: Ruggero ha scommesso con un amico che il suo Gianluca, allontanato bruscamente dall’altare dove lo attende la fidanzata Fabiana, riuscirà a scoparsela.
Sul finale manteniamo il più stretto riserbo. Ma sicuramente non sarà piaciuto alla collega De Gregorio.

E allora, parafrasando Ruggero De Ceglie-Francesco Mandelli, il Totò del Duemila «dài cazzo, a Conci’, e fatte ’na risata aggratis!».

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