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Ecco le lettere che accusano Visco

Il viceministro ordinò di trasferire i finanzieri che indagavano su Unipol. All'interno della maggioranza in molti chiedono al premier di obbligarlo a mollare prima che il caso arrivi al Senato. Di Pietro: toglietegli la delega. Bordon: lasci o rischiamo la crisi

Ecco le lettere che accusano Visco

L’allarme dei giudici, la convocazione urgente del comandante generale, Roberto Speciale, in Procura a Milano per immediati chiarimenti, i racconti drammatici dei generali sulle pressioni ricevute (leggi le lettere che accusano Visco). Sono le ulteriori insistenze del viceministro Vincenzo Visco, messe nero su bianco ancora il 24 luglio quando il progetto sembrava ormai arenato. Il Giornale oggi inizia a pubblicare la fitta corrispondenza tra il comando della Guardia di finanza e i numerosi interlocutori che ebbero un ruolo chiave nella partita sugli avvicendamenti dell’intera gerarchia delle Fiamme gialle di Milano e della Lombardia.

Partita che si apre il 13 luglio quando Visco convoca in sequenza nel proprio ufficio di piazza Mastai a Roma alle 15 il comandante in Seconda, Italo Pappa, alle 15.30 il capo dei reparti d’istruzione Sergio Favaro e quindi Speciale. Visco con i primi due discute di nomine. Favaro critica il comandante generale, dice a Visco che certe promozioni non lo convincono al che «il viceministro avvertiva l’opportunità che la movimentazione dei dirigenti riguardasse anche Milano». Ma in realtà è un’idea che il viceministro aveva già prospettato anche al comandante in Seconda, nell’incontro tenuto poco prima. I due generali tornano in caserma. Si confrontano. E preparano una turnazione che riguardi Milano. I nomi e cognomi degli ufficiali da spostare li indica Favaro nella lettera con la quale il 26 luglio ricostruisce al comandante generale quanto accaduto.

Ma torniamo a quei giorni. L’indomani, 14 luglio, Speciale spende due mosse strategiche. Manda a Visco la lettera con indicati gli avvicendamenti. Mache sia solo una mossa per prendere tempo lo si capisce dalla telefonata che fa al procuratore capo di Milano, Manlio Minale. Avvisandolo dell’interferenza politica e del rischio della movimentazione degli inquirenti oggetto tra l’altro di espresso apprezzamento della stessa procura il 1˚ giugno. Minale il 14 luglio scrive a Speciale. Gli chiede spiegazioni. E intanto investe il procuratore generale Mario Blandini della vicenda. Così passato il fine settimana, il 17 luglio i magistrati prendono posizione. Alle 8.45 l’avvocato generale Manuela Romei Pasetti detta un fax urgente da mandare a Speciale. Vuole sentirlo subito su questo repentino cambio. Perché quegli ufficiali vengono rimossi? Il vice di Blandini convoca Speciale e il capo di Stato maggiore Emilio Spaziante a Milano. I due salgono su un aereo del Corpo e atterrano poco dopo pranzo all’aeroporto militare di Linate. Con un’Alfa raggiungono la caserma di via Melchiorre Gioia. E vengono sentiti. Confermano: Visco ci fece pressioni. Sollecitò più volte il trasferimento di tutti i capi di Milano. La situazione è esplosiva se persino il presidente della Corte d’appello di Milano Giuseppe Grechi ritiene di dover andare a incontrare, si dirà per un saluto, il comandante generale. Intanto la vicenda era finita sui giornali dopo un’indiscrezione pubblicata dall’Ansa con il collegamento degli ufficiali alle indagini su Unipol.

In Procura infatti non sfugge che proprio questi militari, insieme al Nucleo valutario di Milano e di Roma, hanno svolto le indagini sulle scalate del 2005 ad Antonveneta, Bnl coordinandosi in un pool operativo tra le due città. Visco smentisce però il collegamento. Cerca di minimizzare. Sostiene che si tratta di normali avvicendamenti. Per Romano Prodi, che va in aula a rispondere alla richiesta di chiarimenti dell’opposizione, si tratta addirittura di promozioni. È così? A leggere questi documenti, che confermano quanto denunciato da Speciale nel verbale del 17 luglio sembra proprio di no. I toni sono quelli formali delle comunicazioni ufficiali. Il comandante generale non accenna mai a pressioni ricevute da Visco ma segnala le «cogenti e ripetute direttive in ordine all’immediato avvicendamento ». Senza che «mai mi sono state partecipate le sottese ragioni». Ma il concetto è chiaro. E si ripete missiva dopo missiva: Visco vuole e con urgenza che quei militari lascino la città. Ma cosa abbiano compiuto, posto che si siano macchiati di qualcosa, non è dato sapere.

l 18 luglio però ormai la partita è chiusa. Grazie all’intervento dei magistrati e anche a quell’anticipazione all’Ansa che ha portato sotto i riflettori dell’opinione pubblica e della politica l’intera vicenda.

E che sia chiusa lo si capisce dalla lettera che Speciale scrive a Minale rientrato da Milano quando in chiusa sottolinea che pur avendo avviato i procedimenti questi sono «tuttora in fase istruttoria » e che «peraltro non pregiudicano la permanenza di detti ufficiali negli incarichi attualmente ricoperti».

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