Stile

Ecco l'icona intramontabile di Vhernier

Collane, ciondoli bracciali e una collezione speciale per le storiche clienti Perché la fortuna aiuta gli audaci E i belli

Laura Verlicchi

Un nome, un destino: nel sottile linguaggio dei fiori, la calla riveste un ruolo unico. Deriva dal greco «kalós», «bello», e non servono altre parole. Prediletta dagli artisti - lo stile Liberty ne ha fatto la sua bandiera - e dai rivoluzionari: in Irlanda la calla bianca è memoria della rivolta di Pasqua del 1916.

Eleganza e passione che ritroviamo nel Dna del gioiello simbolo di Vhernier: la Calla, appunto. Un oggetto di design irripetibile, che ha meritato la vetrina della Triennale, e oggi compie vent'anni. Grazie a chi ne ha fatto un'icona di stile: Carlo Traglio, amministratore delegato, presidente, mente creativa, insomma il deus ex machina di Vhernier. Il marchio orafo che ha acquistato nel 2001, trasformando finalmente in business la passione della sua vita, l'arte e i gioielli. E siccome la fortuna aiuta gli audaci, anziché abbattersi insieme alle Torri Gemelle, Traglio ha portato la sua creatura al successo internazionale. Sotto il segno della Calla: «Il disegno originale racconta - c'era già quando ho rilevato quello che allora era un laboratorio di Valenza, il distretto storico dell'oreficeria: apprezzato dai conoscitori ma sconosciuto al grande pubblico. Io ho modificato la prima collana e l'ho resa più ergonomica, giocando con le consistenze e la luminosità, abbinando i materiali poveri come l'ebano all'oro e ai diamanti».

Da status symbol economico a icona di stile, che esprime la personalità di chi lo indossa: questa l'idea del gioiello secondo Vhernier. Ognuno è un pezzo unico, declinato nelle diverse collezioni che spaziano in un ventaglio di materiali e colori potenzialmente illimitato: dal titanio illuminato dai diamanti alle gemme rare protagoniste della linea Flowers. Tutto comincia nel 1999, quando il primo disegno della Calla è inserito nell'archivio, avendo però alle spalle oltre un anno di ricerca e studi. Per la prima versione della collana, seguita quasi subito dal ciondolo, Traglio sceglie l'oro rosa, una tonalità «democratica» che illumina ogni carnagione.

Eppoi non si è più fermato: 54 versioni per la collana, 98 per il ciondolo, con pietre di ogni sfumatura, dal lapislazzuli al corallo, dal turchese all'opale rosa. Per il ventesimo compleanno, è in arrivo un'edizione speciale prodotta in dieci esemplari: «Sarà una sorpresa per le nostre clienti, anticipo solo che ci sarà un modello realizzato in zaffiri blu e diamanti spruzzati con una tecnica innovativa». Verrebbe da dire: l'innovazione è il pane quotidiano di Vhernier. Anche se nasce nel solco di una tradizione antica: «I nostri gioielli sono tutti fatti a mano, grazie all'abilità degli artigiani di Valenza: solo qui troviamo ancora giovani disposti ad apprendere quest'arte antica e affascinante. E da qui siamo partiti per tracciare sentieri nuovi: siamo stati i primi a lanciare lo stile contemporaneo , minimale e anticonformista, di indossare i gioielli. Non è stato facile, ma si è rivelata la carta vincente». Non a caso Vhernier conquista donne sulla cresta dell'onda come Angelina Jolie, Uma Thurman, Jennifer Lopez, Anne Hathaway, bellezze senza tempo come Helen Mirren e Jane Fonda.

E un numero sempre maggiore di donne contemporanee: colte, sicure, autonome nel gusto e perché no economicamente, capaci quindi di comprarsi un bel gioiello anche da sole. Grazie a tutte loro, Vhernier ha chiuso il 2017 con un fatturato complessivo di 38 milioni di euro, una crescita del 25% rispetto all'anno precedente. Un risultato che deriva per il 50% da Italia ed Europa, dove l'ultima nata è la boutique londinese, aperta lo scorso dicembre in Burlington Gardens: «Londra è una vetrina sul mondo: la nostra è una posizione strategica che cattura le clienti inglesi, ma anche appartenenti alle importanti comunità cinesi, indiane e arabe. A loro abbiamo dedicato un gioiello speciale, il bracciale Mayfair». Il 24% delle vendite arriva dagli Stati Uniti e il 16% dai mercati in fase di espansione, come il Medio Oriente, sui quali l'azienda si concentra per quest'anno. «I Paesi arabi sono estremamente promettenti per noi: abbiano appena inaugurato una boutique all'interno del Dubai Mall conclude Carlo Traglio - Anche Istanbul, dove abbiamo aperto a fine 2017, ci sta dando grandissime soddisfazioni.

E ci consolideremo sempre più sui mercati dove già siamo presenti».

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