Cronache

Ecco l'ultima (assurda) moda: tatuare anche gli animali

In Italia sarebbero oltre 30mila cani e gatti sottoposti ai tatoo. Colori non tossici ma uno stress per l'animale

Ecco l'ultima (assurda) moda: tatuare anche gli animali

In Italia, il tatuaggio è divenuto ben più di una moda. Tanto che, rispetto all'Europa, la media di connazionali con il tattoo è più alta. Da noi, sono circa 7 milioni le persone che sono andate a far visita a un tatuatore, ovvero il 12,8% della popolazione, maggiore rispetto 12% della media europea. Anche se dobbiamo farne parecchia di strada per eguagliare le cifre degli americani, dove, si stima, un terzo degli abitanti ne possieda almeno uno. L'Istituto superiore di Sanità ha affermato, attraverso uno studio, che i tatuaggi sono più diffusi tra le donne (13,8%) che tra i maschietti (11,7%). E se è vero che si pone, come età del primo tatuaggio, tra i 20 e i 25 anni, sono numerosi i casi di ragazzi adolescenti che, come regalo, chiedono di potersi tatuare. Dati che, bene o male, si potevano intuire. Quello che, magari, non tutti sanno è come si stia ingrandendo la cifra di chi faccia tatuare anche gli animali. Attenzione a non confondere le parole. Non stiamo parlando di tatuaggi che abbiano come soggetto il mondo animale (in Italia, sono 2 milioni quelli ispirati a un pet), ma tattoo, veri e propri, fatti su cani e gatti. Occorre andare indietro nel tempo di qualche anno, nel 2014, e, probabilmente, qualcuno ricorderà la polemica nata dopo che un tatuatore di Brooklyn, tale Mistah Metro (nome d'arte), approfittando del fatto che il suo pit bull, Sion, fosse sotto anestesia per l'asportazione della milza, gli aveva tatuato, sul corpo, un cuore con, all'interno, il nome dell'uomo e della moglie. Non pago, aveva pubblicato la foto sui social senza immaginare che il tutto avrebbe scatenato, come è stato, la rabbia di tanta gente, con l'Aspca, American Society for the Prevention of Cruelty to Animals che era intervenuta sull'argomento: «Il tatuaggio di un animale per il divertimento del proprietario, senza alcun interesse per il benessere dell'animale, non è qualcosa che possiamo sostenere». Un anno prima, in Italia, l'Aidaa, l'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente, aveva lanciato l'allarme: «Era una questione solo di tempo; ora la moda di tatuare i cani è arrivata anche in Italia. Sono diverse le segnalazioni che tutti i giorni riceviamo di persone che inorridite ci mandano fotografie di cani di piccola e media taglia rasati e tatuati su buona parte del corpo. Dalle prime stime sarebbero oltre duemila i cani tatuati su buona parte del corpo, in Italia». Precisando che: «La legge italiana non proibisce, in linea di principio, di tatuare i cani, sempre che i tatuaggi siano eseguiti con colori e coloranti naturali; questo, però, non tiene conto del fatto che tatuare un cane vuol dire infliggergli dolore fisico, a volte insopportabile anche per gli umani». È cambiato qualcosa a distanza di sei anni, da quel grido d'allarme?

Parrebbe di no, visto che, qualche giorno fa, la stessa associazione è dovuta intervenire nuovamente su un fenomeno del quale si parla poco, aggiornando le cifre. «Sono oramai oltre trentamila i cani e i gatti tatuati in Italia. Si tratta di tatuaggi composti da colori non tossici, ma questa moda è, a nostro avviso, molto, ma molto discutibile. Infatti, se i colori non sono tossici (ma non abbiamo la certezza che tutti non lo siano e che comunque quelli usati non siano tossici per i nostri amici a quattro zampe), il tatuaggio crea comunque uno stress al nostro amico peloso, ma, soprattutto, dal nostro punto di vista, lo deturpa nel suo aspetto. Per quanto riguarda l'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente sarebbe buona cosa evitare queste pagliacciate sui cani e i gatti che sono bellissimi di natura». Senza dimenticare una verità indiscutibile: ovvero che, fino a prova contraria, questi animali non si sottopongono volontariamente al trattamento tattoo, ma lo subiscono per volere dei propri padroni.

Non a caso, in rete, ci si interroga sul confine, non più tanto sottile, tra arte e abuso.

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