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Ecco il nuovo fisco di Tremonti Tre aliquote e solo cinque tasse

Pronta la bozza. Oggi il vertice a Palazzo Chigi: i ministri sfidano Tremonti. Scaglioni Irpef ridotti al 20, 30 e 40%, eliminazione dell'Irap e aumento dell'Iva di fascia alta. Benefici anche dall'incremento del gettito. Giovedì la bozza in Consiglio dei ministri

Ecco il nuovo fisco di Tremonti 
Tre aliquote e solo cinque tasse

Roma - Tre pagine per una rivo­luzione. La bozza di riforma fiscale elaborata dal ministro dell’Economia, Giulio Tre­monti, sintetizza in pochi fo­gli l’intento di riformare il fi­sco: tre aliquote Irpef (20, 30 e 40%), eliminazione dell’Irap e aumento di un punto per­centuale delle aliquote Iva più alte (attualmente al 10 e al 20%).

Le percentuali non danno, però, un’idea chiara del valo­re di questo cambiamento. In attesa dei decreti delegati che tradurranno il progetto di ri­forma- che dopodomani sarà presentato in Consiglio dei ministri- in applicazione rea­le sui vari scaglioni di reddito, si può già avere un’indicazio­ne chiara di cosa vorrebbe di­re portare l’Irpef sui redditi da 0 a 15mila euro dal 23% co­me oggi al 20. Sono circa 4 mi­liardi di euro che salirebbero a 5 se l’aliquota minima fosse applicata fino a 20mila euro (scaglione che oggi paga il 27%). Il risparmio per i circa 24 milioni di contribuenti compresi in questa fascia, se­condo i dati dell’Agenzia del­le Entrate sul 2010, andrebbe dai 250 euro circa per i redditi più bassi a oltre 400 euro nel­la fascia più alta di imposta lorda.

E di imposta lorda è bene parlare in queste proiezioni perché la copertura finanzia­r­ia della nuova Irpef sarà ricer­cata su tre versanti. Il primo è quello della rimodulazione delle deduzioni e delle detra­zioni di imposta. Se da un lato è ovvio pensare che le dedu­zioni per la prima casa saran­no mantenute, dall’altro lato è più che lecito ipotizzare che su oltre 160 miliardi di sgravi a vario titolo il Tesoro intenda recuperarne almeno il 10% e cioè 16 miliardi. Oltre 10 mi­liardi sarebbero perciò libera­ti per finanziare completa­mente la rimodulazione delle aliquote al 30 e al 40 per cen­to. Va comunque sottolineato che, almeno dal punto di vi­sta teorico, una riduzione del­la pressione fiscale dovrebbe produrre un incremento di gettito giacché indurrebbe il contribuente a non rischiare sanzioni per evadere importi ritenuti meno onerosi. Ma poiché la realtà spesso cozza con le analisi, Tremonti inten­de mettere fieno in cascina. Ecco perché un altro pilastro è quello dell’incremento del­la tassazione delle rendite fi­nanziarie (Bot esclusi) dal 12, 5 al 20%.

Da questa misura do­vrebbero giungere circa 2 mi­liardi. L’ultimo punto è quello che probabilmente risulterà più controverso: l’incremento delle aliquote Iva. Fatti salvi i beni di prima necessità come gli alimentari (già tutelati dal­l’imposta) è ovvio che un pun­to in più avrà effetti negativi sul versante dei consumi e de­gli investimenti. Effetti che do­vrebbero essere compensati dal maggior reddito disponi­bile derivante dalla riduzione Irpef. Anche la Cgia di Mestre stima infatti ricadute positive sulle famiglie. Ultimo ma non meno im­portante il raggiungimento di un punto programmatico del centrodestra nel 2008: il supe­ramento dell’Irap nel 2014. L’imposta regionale sulle atti­vità produttive che colpisce indiscriminatamente le im­prese facendo leva sulla quan­tità di lavoro vale 38,1 miliar­di di euro. La riforma tremon­tiana è racchiusa nello slogan «tre aliquote e cinque impo­ste ». Irpef, Ires, Iva e Imu (im­pos­ta municipale unificata in­trodotta dal federalismo fisca­le) sono note. Dunque delle due l’una:o l’Irap sarà sostit­u­ita da un’altra forma di prelie­vo su base regionale oppure ci si dovrà abituare a un mag­gior costo della sanità (l’Irap finanzia le spese delle Regio­ni nel settore) che potrà co­munque essere attutito sotto­scrivendo piani assicurativi. La riforma del fisco cammi­nerà di pari passo con la ma­novra da circa 40 miliardi al 2014 che il governo si appre­sta a varare.

E forse è proprio per questo motivo che nelle tre paginette di Tremonti ha trovato spazio una misura co­me la soppressione dell’Ice prevista nel testo di finanza assieme a quella dell’Enit. L’Istituto per il commercio estero, che fa capo al ministe­ro dello Sviluppo, ha un bud­get di 75 milioni di euro ai qua­li si aggiungono 37,5 milioni di finanziamento alla promo­zione del «made in Italy». La sua soppressione- come quel­la dell’Enit (budget di 20 mi­lioni) - non eliminerà tutte queste spese, ma rappresen­terà un segnale positivo.

Co­me il taglio dei costi della poli­tica che il ministro ha antici­pato qualche giorno fa.

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