Elezioni Amministrative 2011

Ecco le tre ragioni di questa sconfitta

Il centrodestra ha perso e non è una sorpresa. Tra le ragioni di fondo: una comunicazione disastrosa e l'incapacità di cogliere il malumore della gente. Ora per Berlusconi un difficile dopo elezioni

Ecco le tre ragioni 
di questa sconfitta

Il centrodestra ha perso e non è certo una sorpresa. Ora si tratta di analizzare le ragioni della sconfitta. A caldo ne individuo tre.

1 Comunicazione disastrosa. Questa campagna elettorale verrà ricordata come la peggiore della Seconda Repubblica, soprattutto a Milano. La Moratti è riuscita a sbagliare tutte le mosse.. Per vincere bisogna avere un candidato forte e un'idea vincente. Obama e Yes We Can, Sarkozy e Insieme tutto è possibile. La Moratti, in partenza, era debole in quanto giudicata antipatica dallla maggior parte dei milanesi. Avrebbe dovuto compensare la sua evidente impopolarità con uno slogan vincente o vantando il buon governo della città. Ma non ha trovato lo slogan e non è riuscita a dimostrare di aver fatto grandi cose per la città; così, nel subconsocio degli elettori è rimasta l'antipatia e un'impalpabile diffidenza, che le sue ripetute gaffe hanno accentuato. Quella sulla condanna di Pisapia le è costato il primo turno, ma nelle ultime due settimane la Moratti non ne ha azzeccata una. Come si fa a recarsi, non invitata, a una manifestazione di disabili, indetta per sostenere Pisapia? C'è da stupirsi se finisce a fischi e ululati? Che senso ha inviare all'ultimo giorno di campagna una lettera di scuse a Pisapia, ma in forma privata, meravigliandosi che questi si rifiuti di renderla pubblica? Rinnegando l'Ecopass, promettendo di cancellare le multe e firmando accordi clientelari con i taxisti si comunica disperazione, volubilità, non la solidità richiesta dai milanesi.
Sia chiaro: Pisapia era un candidato debolissimo. Ha vinto perché ha trovato di fronte a sé un candidato ancor più debole di lui. E perché i suoi consulenti hanno condotto una campagna elettorale ben calibrata sia nei toni che nelle argomentazioni.

2 Il fattore Berlusconi. Per anni il Cavaliere ci ha abituati a campagne elettorali strepitose. Come comunicatore di solito è un fuoriclasse, come riconoscono anche i sinistri intellettualmente onesti. Però in questa campagna è mancato il suo guizzo vincente; anzi la sua visione di gioco. Per la prima volta dal '93 ha sbagliato i tempi della partita, mostrandosi o troppo aggressivo o troppo rassicurante e rimanendo a lungo in silenzio, proprio quando, all'indomani del risultato del primo turno, i suoi estimatori aspettavano ansiosamente che battesse un colpo, che imprimesse una svolta. Insomma, è sembrato un fuoriclasse che dopo una lunga e strepitosa stagione, non dà il meglio di sé in una finale. Capita anche ai migliori e Berlusconi saprà di sicuro valutarne le ragioni. C'è da chiedersi che cosa sarebbe successo se non si fosse impegnato in prima persona; verosimilmente sarebbe andata persino peggio. Ma la sorpresa è grande e i suoi nemici cercheranno di approfittarne in un dopo-elezioni che si annuncia tempestoso, dentro e fuori la coalizione.

3 La pancia della gente. Il Pdl piange, ma la Lega certo non ride. Fino ad oggi si pensava che i voti in uscita dal Pdl fossero destinati a un Carroccio, capace di cogliere e interpretare i malumori della gente. Invece appare chiaro che la Lega non può più presentarsi al contempo come forza di governo e di opposizione e che iniziative ad alto ritorno mediatico, come il boicottaggio delle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia, sublimano le pulsioni dell'elettorato più oltranzista, ma allontanano gli elettori moderati e non servono nemmeno a intercettare il voto di protesta.

Il dato più significativo di queste elezioni è che, per la prima volta, nessun partito di centrodestra ha saputo catalizzare il malumore degli italiani. Chi voleva protestare, perché scontento per il modo in cui la propria città era amministrata (come a Napoli) o perché insoddisfatto della situazione del Paese, ha votato per candidati outsider quali Pisapia e De Magistris o per i grillini o, tra i moderati, si è astenuto; non ha certo scelto i grandi partiti. E questo dovrebbe preoccupare innanzitutto Pdl e Lega, ma anche il Pd, che non ha trionfato e che appare lontano dal cuore della gente.

Da queste elezioni emerge un'Italia diversa, meno compiacente, più arrabbiata e imprevedibile, che pretende di essere capita e confortata con i fatti, sia a destra che a sinistra. E' chiaro il messaggio?

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