Economia

"Aziende tassate come le seconde case"

Il presidente della Confartigianato Imprese: "Aziende tassate come le seconde case, imposte sul mattone cresciute di 15 milioni"

"Aziende tassate come le seconde case"

Roma - La pressione fiscale sugli immobili continua ad aumentare. In quattro anni il conto della tassa sul mattone è cresciuto di 15 miliardi. Il fisco si è accanito soprattutto sui capannoni e immobili strumentali. «Sono equiparati alle seconde case, un principio assurdo, così si mina la competitività delle nostre aziende», commenta Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato. Sul fisco, gli ultimi governi hanno fatto «il gioco delle tre carte», spostando la pressione fiscale dallo Stato alle amministrazioni locali. E anche il governo Renzi non cambia verso.

Nonostante tutto le tasse sugli immobili sono aumentate, un aggravio per le aziende.

«Certamente, ma non solo per le aziende. Dalle nostre elaborazioni emerge che la tassazione complessiva dalla vecchia Ici del 2011 alla Tasi e Imu, il gettito è cresciuto da 9,8 a 25 miliardi euro. Un aumento di più di 15 miliardi che non lascia spazio a dubbi. Tenga conto che negli stessi anni c'è stata una caduta drammatica nel valore degli immobili».

E le imprese?

«Siamo al paradosso che pagano le imposte come una seconda casa, come se il capannone fosse un bene di lusso. Un principio sbagliato e lo dico citando un ex ministro, Flavio Zanonato. Non è giusto “tassare il tornio”, perché l'artigiano paga già le tasse sul reddito che genera il suo lavoro. L'imposta sul capannone è una tassa sul tornio. Poi, aggiungo io, c'è l'Imu che per le imprese diventa una tassa sulle tasse».

Può spiegarci perché?

«È un calcolo della nostra direzione politiche fiscali. L'importo complessivo sull'Imu sugli immobili strumentali è di 7,2 miliardi di euro. L'Imu deducibile è del 20%, sono 1,4 miliardi e restano all'incirca 5,7 miliardi non deducibili. Tra Ires e Irpef su questa cifra si pagano maggiori imposte per più di un miliardo, tenendo conto anche dell'aliquota Imu complessiva, la “tassa sulla tassa” è di 1,4 miliardi. Una distorsione che fa lievitare quasi del 20% la pressione sulle imprese».

Possibile che la situazione migliori con la riforma del catasto e con la local tax ?

«Semmai tra gli imprenditori c'è il timore di ulteriori aumenti. Non so come possano garantire l'invarianza di gettito visto che aumentano le aliquote».

Non doveva diminuire le pressione fiscale, compresa quella sugli immobili?

«Sono almeno quattro anni che su questa affermazione si fa il gioco delle tre carte. Ci dicono che diminuirà la pressione fiscale, tagliano al centro, ma poi lasciano libertà alle autonomie locali di aumentare. È il federalismo all'italiana, una devolution del potere di tassare a danno dei cittadini e della competitività».

La ricetta è tagliare la spesa pubblica, quindi?

«Farlo senza ridurre i servizi ai cittadini, come dice il ministro Pier Carlo Padoan, mi sembra molto difficile. Ci riuscì Gerhard Schröder in Germania. Noi dovremmo semmai ridurre il debito pubblico e quindi la spesa per interessi e impiegare le risorse per abbassare le tasse».

Il governo Renzi non ci sta riuscendo?

«Questo governo come quelli precedenti, ha spostato cifre, ma non ha cambiato niente in positivo. Non saranno gli ottanta euro a migliorare la vita degli italiani. È stato fatto qualcosa per l'export, ma non basta a fare ripartire l'economia del paese. In Germania un sessantenne, il cancelliere Schröder, fece riforme incisive.

Se da noi non ci riesce un quarantenne, ce ne faremo una ragione».

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