Economia

Abertis mette sul piatto 600 milioni per l'autostrada Serenissima

Trovato l'accordo con Astaldi, Intesa e Tabacci. Resta il nodo della A31

Sofia Fraschini

Non c'è due senza tre. E dopo dieci anni, gli spagnoli di Abertis fanno breccia nel mercato autostradale italiano conquistando le autostrade venete, il 51,4% di quella A4 Holding che ha in pancia 234 chilometri di autostrade tra cui la Brescia-Padova (Serenissima) e l'A31 (Autostrada della Valdastico). L'operazione da 594 milioni arriva dopo un lungo parto - si tratta dalla scorsa estate - e rappresenta per gli spagnoli un vero «cavallo di Troia» nel mercato italiano dopo i due tentativi andati a vuoto nel 2006 sulla ex Autostrade (oggi Atlantia), e nel 2009, sulla Sias. La prima volta, a mettersi di traverso, fu il governo Prodi, e in particolare l'allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro e, la seconda, gli eredi di Marcellino Gavio che non vollero lasciare andare lo storico business della Torino-Milano nonostante un allettante offerta da 1,3 miliardi.

Oggi, la mediazione della banca di riferimento del gruppo Abertis (Intesa Sanpaolo), la necessità degli stessi azionisti (Astaldi, Intesa, la famiglia Tabacchi e diversi soci pubblici) di uscire da un business non più «core» e un maggiore consenso politico hanno però smosso le acque. Tanto che, nell'accordo, è previsto che l'operazione sia subordinata al via libera del governo sul prolungamento dell'A31. Disco verde che sarebbe in arrivo per giugno. Nel dettaglio, infatti, il piano di investimenti dell'A31, implica la costruzione di una nuova autostrada che completerà la connessione con l'A22 del Brennero. A livello finanziario, l'incorporazione di entrambe le autostrade consentirà ad Abertis, che in Italia possiede già le torri di trasmissione di Wind, di consolidare 610 milioni di ricavi e 200 milioni di ebitda annuali e di portare ad oltre 8.500 chilometri la rete di autostrade in gestione.

Quanto ai soci italiani, che incasseranno a fine luglio grazie a un'operazione pro-soluto che anticipa il pagamento (fissato a gennaio 2023, a parte un anticipo di 5 milioni), si tratta di fare cassa e rifocalizzare il business. Per Astaldi - che con le società Cif, Il, Infra e 2G, ha sottoscritto con Abertis la cessione di Reconsult, veicolo che detiene il 44,85% di A4 Holding - si tratta del primo passo verso un cambio di strategia che vedrà (come fu per Salini Impregilo) la graduale uscita dal business delle concessioni delle opere realizzate. In particolare, il suo incasso sarà di 130 milioni per il 31% detenuto in Reconsult. Risorse fresche per il nuovo piano che sarà pronto a breve, e che secondo quanto anticipato dal presidente Paolo Astaldi, sarà focalizzato sul business estero. Intes ha invece ceduto il 64% di Reconsult (circa il 30% di A4), che deteneva tramite due controllate, e il 6,4% che aveva direttamente nella Serenissima.

Il tutto per un valore che secondo i calcoli del Giornale dovrebbe aggirarsi sui 230 milioni.

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