Economia

Gli Agnelli nel made in Italy: "Exor punta su pmi e start up"

Elkann: «Investiremo sulle aziende che esportano di più» E il presidente del gruppo cita i casi Moncler e Technogym

Gli Agnelli nel made in Italy: "Exor punta su pmi e start up"

Nuova svolta in casa Agnelli. E la firma è sempre quella di John Elkann, a capo delle società alle quali afferiscono gli interessi della famiglia: auto e lusso, camion, trattori, escavatori, riassicurazioni, editoria, calcio. Il presidente delle «casseforti» del gruppo ha annunciato, parlando al Financial Times, che la holding Exor intende investire in quote di minoranza di Pmi e start-up italiane votate all'export. I fari sono puntati sulle aziende dei beni di consumo a cui Exor, entrando nel capitale, garantirebbe oltre che lo sviluppo anche un'accelerazione nei processi di internazionalizzazione, in particolare sul mercato statunitense.

Elkann, dunque, guarda al futuro degli investimenti di Exor e punta ad alleanze che, alla fine, potrebbero sfociare anche in acquisizioni. Tutto dipenderà da come evolveranno questi accordi. «Pensiamo che ci siano molti imprenditori o imprese a conduzione familiare che possano essere interessate a soci di minoranza.

Noi cerchiamo partnership e vediamo in loro un'opportunità d'investimento», ha spiegato il presidente dell'accomandita Giovanni Agnelli & C e di Exor. Per la holding ci sono due precedenti: la partnership con la danese Welltec (investiti 103,3 milioni per il 14%), leader globale nel campo delle tecnologie robotiche per l'industria petrolifera, in costante espansione; e l'operazione Banijay, società indipendente di produzione televisiva guidata dall'imprenditore dei media Stephane Courbit, affermatasi come uno dei principali produttori di contenuti audiovisivi e format innovativi per le società televisive a livello mondiale. Da Banijay, di cui Exor aveva il 17,1%, la holding è quindi uscita realizzando una plusvalenza di 24,8 milioni dopo averne investiti circa 60.

Ma ora si vira decisamente sull'Italia. Al quotidiano della City, Elkann ha portato come esempi virtuosi quelli di Moncler, Technogym ed Eataly: tre società di medio livello che hanno riscosso un forte successo nell'ultimo decennio.

Ecco allora aprirsi un nuovo capitolo della storia industriale di casa Agnelli sul quale il presidente Elkann dovrebbe soffermarsi oggi, in occasione della lettera agli azionisti concomitante al cda per l'approvazione dell'esercizio 2016 di Exor e il rinnovo delle cariche, compresa quella della vicepresidenza non esecutiva (Sergio Marchionne, ad di Fca e numero uno di Ferrari). Per la holding, che lo scorso anno ha trasferito - innescando non poche polemiche - la sede fiscale e legale nei Paesi Bassi, si tratta indubbiamente di un segnale forte all'Italia. Da una parte, la volontà di sostenere lo sviluppo di Pmi e start-up, che costituiscono l'ossatura dell'economia industriale del Paese, e includono eccellenze sulle quali potrebbero metterci le mani gruppi esteri; dall'altra, preparare il terreno a un futuro condizionato dal possibile arrivo di un nuovo partner in Fca (ipotetica cessione del controllo e contestuale diluizione nell'azionariato), tenendo anche presente che, dal 2019, salvo sorprese, Marchionne sarà «solo» presidente e ad di Ferrari.

Intanto, prima dell'estate, dopo che gli uffici di Exor si sono trasferiti da Torino ad Amsterdam, anche la Fondazione Giovanni Agnelli lascerà la palazzina del Lingotto, in via Nizza, per tornare nella vecchia sede di via Giacosa.

Un ritorno alle origini che, però, svuoterà ulteriormente la struttura il cui unico inquilino resterà il quartier generale italiano di Fiat Chrysler Automobiles.

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