Economia

Alitalia cerca in Gentiloni la sponda per salvarsi Soci pronti a intervenire

Vertice a Palazzo Chigi sul piano: presenti anche Padoan, Gubitosi e Montezemolo

Alitalia cerca in Gentiloni la sponda per salvarsi Soci pronti a intervenire

Azionisti e vertici di Alitalia hanno illustrato ieri al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni le linee dell'intervento finanziario finalizzato a superare la crisi attuale della compagnia e intraprendere una nuova via di sviluppo. Si tratta di una manovra da 1,9 miliardi, suddivisa in vari strumenti finanziari. Una cifra di rilievo che dovrà sostenere il piano industriale, dal quale dipenderà il successo (o l'insuccesso) del salvataggio. All'incontro a Palazzo Chigi c'erano anche i ministri dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e dei Trasporti, Graziano Delrio. Numerosi i rappresentanti dei soci (tra i quali Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo, primo azionista italiano), mentre per la compagnia c'erano il neo presidente in pectore, Luigi Gubitosi, e da Luca di Montezemolo, presidente dimissionario che resta in cda in rappresentanza del socio arabo Etihad. Assente l'ad Cramer Ball. Una riunione che può essere letta come conferma della volontà degli azionisti italiani di sostenere la compagnia.

Il denaro, è stato ribadito dagli azionisti, sarà fatto confluire a condizione che sia raggiunto in breve l'accordo con i sindacati su esuberi (circa 2mila) e costo del lavoro. Il governo dovrà partecipare con i meccanismi sociali in suo possesso, a cominciare dalla cassa integrazione a zero ore e dalla mobilità. La trattativa sindacale ha già delle date: avvio il 6 aprile e non stop - conclusione il 13, per poter avviare i finanziamenti il 14. Non aiuta tuttavia le relazioni, il fatto che per il 5 sia stato confermato uno sciopero degli addetti Alitalia; ma tutte le parti non nascondono un certo ottimismo.

Nelle cassa aziendali, ormai quasi vuote, affluiranno dunque a vario titolo circa 2 miliardi. Gli strumenti utilizzati saranno diversi: aumento di capitale (al quale parteciperà per il suo 49% Etihad), linee di credito, conversione di crediti, strumenti di semi-equity. Nella cifra sono compresi anche 400 milioni di «contingent equity», vale a dire una sorta di garanzia nel caso in cui i risultati del piano industriale risultino inferiori alle attese. Etihad ha già aderito per il proprio 49%, mentre su questo punto le banche oppongono ancora qualche resistenza. Possibile, ma non ancora decisa, anche una garanzia di 200 milioni della Cassa Depositi & Prestiti, soluzione che aggirerebbe il divieto per la Cdp di entrare nel capitale di società che non siano in bonis.

In questo piano finanziario entrano anche le linee di credito aperte dalle banche a dicembre (180 milioni circa) che hanno permesso in questi mesi alla compagnia di sopravvivere.

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