Economia

Alitalia venduta entro l'anno si prepara ai piani Lufthansa

Ecco cosa cambierà per i passeggeri con la guida tedesca Linate servirà Francoforte, depotenziato Fiumicino

Alitalia venduta entro l'anno si prepara ai piani Lufthansa

Paolo Stefanato

Più volte annunciato, è in arrivo tra oggi e domani il decreto con cui il governo prolunga i termini per la vendita di Alitalia e per la restituzione del prestito ponte; la scadenza del 30 aprile, che finora fissava la scelta del miglior offerente, sarà spostata al 31 ottobre; il rimborso del prestito di 900 milioni passa al 15 dicembre.

Più tempo, dunque. Perché la vendita di Alitalia è in una fase di attesa dovuta all'assenza di un governo con pieni poteri, e aggravata dall'indagine Ue su possibili aiuti di Stato. Tre candidati hanno presentato offerte; molti si chiedono se emergerà una cordata nazionale, sostenuta da capitale pubblico e finalizzata a mantenere italiana la compagnia.

Ma è a Lufthansa che gli esperti, con realismo, continuano a guardare con più convinzione. I tedeschi hanno dimostrato negli anni di aver saputo acquisire e risanare tre compagnie (ex) di bandiera, Swiss, Austrian e Sabena, diventata Brussels; esperienza oggi utilissima. Ma ci si chiede: se Alitalia finirà ai tedeschi, che conseguenze ci saranno sul nostro mercato? I clienti, soprattutto quelli business delle regioni del Nord, ne sarebbero avvantaggiati o no?

A ben guardare non ne avrebbero danno. Alitalia al Nord è poco presente con voli intercontinentali ed è difficile che questa offerta possa essere ridimensionata, anche perché a Malpensa molte concorrenti sono pronte ad afferrare nuove opportunità di mercato; a cominciare dai «big three» del Golfo, per continuare con Air Italy (ex Meridiana) pronta a nuovi collegamenti senza scalo. Piuttosto, con l'acquisizione del ricco portafoglio di slot di Alitalia, Lufthansa potrebbe valorizzare le linee di feederaggio da Linate verso il suo hub di Francoforte; ciò anche se l'Antitrust imponesse qualche ridimensionamento (oggi Az ha il 60% degli slot nell'aeroporto).

Altro discorso per Fiumicino, che in un gruppo «multihub» rischierebbe di risultare depotenziato se non marginale: «Lufthansa dovrebbe trovare una strategia, cosa non facile. Se fossi il governo assicura Andrea Giuricin, docente di economia dei trasporti a Milano Bicocca - chiederei all'acquirente garanzie per il ruolo della compagnia nello scalo e per tutto l'indotto per Roma che qui viene generato».

Lufthansa chiede 2-3mila tagli al personale di Alitalia (oggi 12mila in tutto) da fare prima della cessione. «Ma i commissari - avverte il professore hanno l'incarico di vendere, non di ristrutturare. Difficile dire se siano legittimi tagli fatti da loro». L'idea comunque di «trattenere» in Italia la proprietà sta maturando. L'analista Antonio Bordoni ricorda, sul sito www.aviation-industry-news.com, un esempio che viene dalla Grecia: «Aegean Airlines originariamente era una compagnia executive, poi si è trasformata in vettore di linea e oggi è il maggior vettore ellenico, avendo assorbito anche la ex compagnia di bandiera Olympic, e ha profitti crescenti.

Se si vuole si può mantenere l'italianità di Alitalia senza regalare il nostro mercato agli stranieri».

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