Economia

"All’azienda Italia serve la flat tax"

L’ex presidente di Ibm Italia, Nicola Ciniero: "Mettiamo le imprese al centro del rilancio del Paese"

"All’azienda Italia serve la flat tax"

Innovazione, rilancio dell’industria, Jobs act e riforma Fornero, tasse, Europa a due velocità: Nicola Ciniero, 62 anni, ai vertici di Ibm Italia per 12 anni, di cui 8 come presidente, da un anno si occupa di mobilità: è vicepresidente di BePooler, società impegnata nel car pooling aziendale. In questa intervista a il Giornale, Ciniero commenta lo stato dell’arte dell’economia italiana e propone la sua ricetta affinché il Paese possa tornare tra i protagonisti nello scenario mondiale. «Oggi più che mai - puntualizza - se non si mette l’industria al centro di un programma politico, l’Italia avrà sempre un passo più lento rispetto agli altri Paesi. È necessario riprendere subito la velocità giusta, ma anche assimilare le migliori pratiche applicate nel resto del mondo».

Dottor Ciniero, si parla tanto di «Italia 4.0». È la fotografia giusta del Paese?

«Sarebbe più giusto parlare di “Italia 6.0”, in quanto si deve correre di più. La verità, però, è che si soffre ancora di “convegnite acuta”, di programmi, promesse e si continua a usare il futuro. Io amo il passato remoto e il presente. Come a dire: “Ho portato a termine” e “faccio”».

Una riforma fiscale come quella voluta da Donald Trump potrebbe portare benefici anche qui in Italia?

«Dico sì alla mossa della Casa Bianca e alla flat tax che anima il dibattito politico. Se l’Italia avesse lo stesso standing di Francia e Germania, che guardano al benessere dei rispettivi Stati, anche a dispetto dell’Ue, il primo passo sarebbe proprio una sola aliquota per tutti. E direi al 25 per cento».

I vantaggi?

«La flat tax al 25%, un atto dovuto, consentirebbe un maggiore rilancio dei consumi interni e più equità. Le persone con un reddito oltre 150mila euro rappresentano l’1% della popolazione. In Italia non si deve più pensare a un’economia basata sulle rendite finanziarie, bensì sul valore della produzione».

C’è chi continua a evocare i fantasmi del passato.

«Del passato non bisogna aver paura, in quanto serve per imparare. La storia è scritta dai vincitori, ma occorre capire gli errori commessi e le cose buone fatte. L’Italia deve però guardare avanti, progettare un futuro che sia veramente di sviluppo e di rilancio. E poi con il passato non si mangia».

Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, e il leader della Cisl, Marco Bentivogli, hanno scritto a quattro mani «Il piano industriale per l’Italia delle competenze». Cosa ne pensa?

«Il Paese ha bisogno di persone come il ministro Calenda, in grado di dimostrare le proprie competenze nel campo dell’economia. Il punto di convergenza trovato con il sindacato è importante: i temi trasversali non hanno colore politico».

Le ricadute concrete?

«L’Italia ha bisogno di una classe di studenti preparata ad affrontare il futuro. Oggi i migliori vanno all’estero perché non riescono ad avere un piano di studi coerente con quello che è il tessuto industriale o in quanto altri Paesi risultano più attrattivi. Questa emorragia dev’essere fermata».

Il suo punto di vista su Jobs act e riforma Fornero.

«Il Jobs act era una riforma dovuta, ma non è stata compresa nella sua interezza. Se da un lato c’era la possibilità di una maggiore flessibilità, dall’altro, se manca il lavoro non si può assumere. Anche la riforma Fornero, disegnata bene ma con la pistola tedesca puntata alla tempia, è stata attuata male. Da una parte occorreva tenere conto dei diritti acquisiti di chi ha versato i contributi secondo un particolare modello, e dall’altra creare un vero patto generazionale: quattro entrano in azienda, due escono».

E l’«Ape» sociale?

«È solo un modo per favorire le banche. Si poteva far meglio».

La sua Europa ideale?

«Sono un sostenitore dell’Europa a due velocità e della doppia moneta. A un piano che, da un lato, consenta di poter correre, e dall’altro di riagganciare la ripresa degli altri con strumenti che favoriscano le imprese».

Il voto è vicino.

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