Economia

"All'auto serve il bonus rottamazione"

Promotor chiede 2mila euro al governo e 2mila ai produttori. Nel 2018 mercato -2,1%

"All'auto serve il bonus rottamazione"

Arriva sul tavolo del governo, dal Centro studi Promotor, una proposta concreta in grado di togliere dalle strade buona parte dei milioni di veicoli con omologazioni risalenti a oltre 10 anni fa, quindi molto inquinanti e per nulla sicuri. E, allo stesso tempo, capace di assicurare all'Erario un gettito fiscale di tutto rispetto e un impulso anche al Pil. Un'operazione (incentivo complessivo di 4mila euro) che ridarebbe slancio a un mercato che, secondo il CsP, si avvia a chiudere il 2018 con 1,93 milioni di immatricolazioni, in calo del 2,1% rispetto al 2017; mentre la stima per il 2019, in assenza di incentivi, è di 1,9 milioni (-1,6% sull'anno in corso). Restano le incognite che il Centro studi Promotor mette in evidenza: il rischio di una nuova recessione e l'andamento dello spread. «Le proiezioni sono caute - precisa il presidente Gian Primo Quagliano - e la previsione è quella di un balzo delle immatricolazioni dopo il 2019, cioè il ritorno a oltre 2,1 milioni di unità».

Con gli attuali ritmi, lo svecchiamento del parco auto avverrebbe in una quindicina d'anni. Ma ecco la ricetta di Quagliano: un incentivo di 2mila euro per chi acquista una nuova auto e manda dal demolitore quella vecchia; e di 2mila euro dovrà essere lo sconto contestuale da parte della Casa automobilistica. In totale, dunque, un bonus pesante di 4mila euro. Resta da vedere cosa ne pensano costruttori e concessionari, già impegnati da tempo in forti sconti e promozioni, un esempio per tutti le iniziative «choc» del recente black friday.

Per lo Stato sarebbe un'operazione a costo zero e con un guadagno dal punto di vista fiscale. Il prezzo medio di un'auto è di circa 21mila euro, dei quali 3.790 euro riguardano l'Iva. Di fatto, la copertura c'è. Il governo potrebbe dare un segnale, dopo l'accavallarsi di indiscrezioni su possibili interventi di sostegno da parte dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, la prossima settimana all'assemblea di Anfia. All'incontro, promosso il 4 dicembre a Roma dall'associazione della filiera automotive italiana, saranno presenti, infatti, il premier Giuseppe Conte e Dario Galli, viceministro allo Sviluppo economico. Quagliano, nel presentare la sua proposta, porta come esempio i risultati della maxi-rottamazione del 1997, valsa l'inserimento sul mercato di circa 700mila nuove vetture, entrate fiscali per 1.400 miliardi di vecchie lire e un +0,4% di Pil. Le vendite, in proposito, balzarono da 1,732 milioni di automobili nel 1996 a 2,411 milioni nell'anno successivo. Quello del rinnovo del parco è, in questo momento, il problema numero 1 del mercato italiano alla luce dei crescenti divieti alla circolazione imposti alle auto più vecchie dalle amministrazioni locali, «decisioni che penalizzano le fasce sociali più deboli, le cui possibilità economiche sono ridotte e alle quali la macchina serve, soprattutto, per gli spostamenti casa-lavoro e per le necessità familiari», ha ricordato Quagliano.

Tra il 2007 e il 2016, si legge nell'analisi del CsP, in Italia il numero delle auto in circolazione è salito del 6,6%, nonostante il rapporto veicoli per abitanti sia tra i più elevati nel mondo.

«La ragione - spiega Quagliano - non riguarda la particolare affezione degli italiani alla macchina, ma essenzialmente le carenze del trasporto pubblico, in particolare quello che interessa i pendolari».

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