Economia

Altri due mesi per il piano: da aprile il nuovo Mps

Morelli lavora al progetto di rilancio ma l'agenda resta nelle mani di Roma, Francoforte e Bruxelles

Altri due mesi per il piano: da aprile il nuovo Mps

Almeno due mesi. È il tempo che servirà al Monte dei Paschi per varare un nuovo piano industriale «benedetto» sia dalla Bce sia dalla Commissione Ue, avere lo Stato come azionista di controllo e riportare il titolo a negoziare sul listino milanese dove è stato sospeso il 22 dicembre scorso.

L'agenda dell'ad Marco Morelli ora è dettata da Roma, Bruxelles e Francoforte. Il ministero del Tesoro mette i soldi: circa 6,6 miliardi di investimento pubblico per salire dal 4% a circa il 70% della banca senese e per rimborsare con obbligazioni senior, quindi sicure, quei risparmiatori che vedranno convertire in azioni Mps i loro bond subordinati, condizione necessaria per poter permettere la cosiddetta ricapitalizzazione precauzionale da parte del governo. Ai commissari «calvinisti» di Bruxelles, invece, è affidato il compito di controllare che il nuovo piano messo a punto dallo stesso Morelli non crei distorsioni sul mercato e rilanci la redditività dell'istituto senza ledere la concorrenza. E poi ci sono gli «sceriffi» della Bce che hanno alzato l'asticella del fabbisogno di capitale del Monte a 8,8 miliardi e vigilano sul rispetto dei coefficienti patrimoniali. Rocca Salimbeni ha chiuso il 2016 in rosso per 3,38 miliardi gravata dai 4,5 miliardi di euro di accantonamenti per quei crediti deteriorati che, se il piano di salvataggio fosse andato a buon fine sul mercato, oggi sarebbero usciti dal bilancio della banca. Grazie agli accantonamenti la copertura delle inadempienze probabili è stata aumentata al 40,3% e quella dei crediti in sofferenza al 64,8% ma l'impatto della perdita si è fatto sentire sul Cet1 che è sceso all'8%, al di sotto della soglia del 10,7% fissata dalla Bce. Gli esiti negativi degli stress test prima e l'operazione di ricapitalizzazione non andata a buon fine dopo, hanno determinato anche una fuga di depositi. Nel 2016 la raccolta diretta di Mps è scesa a 105 miliardi di euro, in calo di 14,7 miliardi rispetto a dicembre 2015. Ma le prime evidenze del mese di gennaio mostrano che l'emorragia si è fermata, soprattutto sul fronte della raccolta corporate. Il management intanto lavora al piano in mezzo ai tre arbitri. Per tutti - Morelli, Tesoro, Bce e Commissione Ue - è la prima volta di fronte all'esecuzione dell'articolo 32 della direttiva Brrd (quella che ha introdotto il bail-in) che rende possibile una ricapitalizzazione in via precauzionale delle banche in difficoltà con fondi pubblici senza che questo venga considerato un auto di Stato e senza che la banca sia messa in risoluzione. Tutti, insomma, devono capire come muoversi.

Il cantiere lavora a pieni giri ma il piano approvato da Francoforte e Bruxelles non vedrà la luce prima della metà di aprile. Solo allora il Tesoro potrà salire nel capitale dove potrà restare al massimo per cinque anni. Nel frattempo, il nuovo socio di controllo potrà rinnovare il cda e decidere se cambiare timoniere, oltre a imporre un tetto allo stipendio dei dirigenti. Di recente Padoan in audizione al Senato ha però detto che «il management di Mps gode della fiducia del governo», ricordando che quando il salvataggio di mercato è saltato a dicembre Morelli ha «manifestato la disponibilità a rimettere le deleghe». Lo scorso 18 gennaio, inoltre, in un'altra audizione, Morelli ha assicurato che resterà al timone «anche se ci sarà una riduzione dello stipendio. La speranza è che una volta ripulita la banca dalle sofferenze e ricapitalizzata dallo Stato, possa arrivare in tempi rapidi il vero cavaliere bianco.

Questa volta non da via XX Settembre ma dal mercato.

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