Economia

Anche la Cina perde colpi e minaccia la crescita

Anche la Cina perde colpi e minaccia la crescita

Ordini in calo anche per la fabbrica-Cina. Ad agosto l'indice «Pmi Hsbc» manifatturiero del Paese, basato sulle opinioni dei direttori agli acquisti, è diminuito fino a 47,6 punti dai 49,3 di luglio, il livello più basso dal marzo 2009. Anche i dati ufficiali, diffusi sabato, hanno mostrato per la prima volta da novembre 2011 un rallentamento della congiuntura (Pmi manifatturiero a 49,2 punti ad agosto), al di sotto della soglia dei 50 punti che separa la crescita economica dalla contrazione.
La seconda economia globale potrebbe così non centrare l'obiettivo di un aumento del Pil del 7,5% fissato per quest'anno, un «fallimento» pesante in vista del ricambio ai vertici del partito comunista cinese di fine anno. La Cina non ha mai mancato il tasso di crescita programmato fin dal 1998 e il premier Wen Jiabao potrebbe essere pronto a misure eccezionali per «correggere» la politica economica in un momento così delicato. L'attesa di prossimi stimoli ha fatto chiudere la Borsa cinese in positivo dopo quattro giorni di cali e anche in Europa, dopo un'apertura debole, ha prevalso l'ottimismo.
Per l'Eurozona l'indice Pmi di Markit ha indicato contrazione superiore alle stime preliminari ad agosto. Il dato definitivo (45,1 punti) è stato inferiore al 45,3 previsto, ma in crescita rispetto a luglio (44 punti). Da 13 mesi il Pmi non ha superato i 50 punti e ha segnalato, in questo modo, un manifatturiero «ancorato saldamente in fase di contrazione», «ben posizionato per influenzare negativamente il prodotto interno lordo del terzo trimestre». Tra le grandi economie, l'Italia è risultata l'unica in peggioramento rispetto a luglio e ha raggiunto il livello minimo da ottobre 2011: 43,6 punti (erano 44,3 a luglio). La Francia è passata dai 43,4 punti di luglio ai 46 punti di agosto, mentre la Germania da 43 a 44,7 punti e la Spagna da 42,3 a 44. L'Irlanda è stata l'unico paese in espansione (50,9).


«L'incertezza e la cautela rispetto ai costi che scaturiscono dalle attuali crisi politiche e del debito dei paesi della moneta unica sono adesso rafforzate da un rallentamento della crescita dell'economia globale - ha osservato il senior economist di Markit, Rob Dobson - Questo sta adesso influenzando i mercati interni, il commercio all'interno della regione e quello con l'estero, ed è uno dei fattori principali alla base delle perdite di posti lavoro e delle capacità in eccesso evidenziate dall'ultima indagine Pmi».

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