Economia

Anche Confindustria bocca la manovra: "Giudizio critico. Norme evasione da rivedere"

La manovra non piace nemmeno a Confindustria. Nel mirino, in particolare, le misure del governo in materia di evasione fiscale

Anche Confindustria bocca la manovra: "Giudizio critico. Norme evasione da rivedere"

Bocciata senza appello. La manovra del governo giallorosso non piace nemmeno a Confindustria.

La bocciatura è totale da ogni punto di vista. I termini impiegati dalla principale organizzazione di industriali italiani per descrivere il lavoro fatto dal Conte bis sono molto severi. Il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Marcella Panucci, è stata chiarissima nel corso dell'audizione in Commissione finanze della Camera sul decreto fiscale. Il giudizio su quest'ultimo è “critico, anche considerando che si inserisce nella più ampia e articolata, e per diversi aspetti anch’essa critica, manovra di bilancio”. Dunque: "critico" il decreto fiscale e "critica" anche la manovra.

Ancor più nel dettaglio, Panucci si è lamentata per la “deriva anti industriale” della manovra, che in tutto “costerà ai contribuenti 5,4 miliardi di nuova tasse”. Nel mirino ci sono le norme di contrasto all'evasione fiscale, un tema che “necessita di strumenti vari e sofisticati” e che dovrebbe “sempre partire dai lavori già a disposizione del governo”. I provvedimenti contenuti nella manovra, continua Panucci, rischiano di “generare soluzioni inutili, ispirate più da ragioni di gettito e dalla volontà di fornire risposte semplici e demagogiche, anzichè dalla volontà di mettere in atto un contrasto reale e serio”. Qual è la soluzione? Mettere in campo “azioni più mediate” per non penalizzare in modo sproporzionato il sistema imprenditoriale.

Una manovra da rivedere: il giudizio di Confindustria

Anche le soglie di punibilità hanno attirato durissime critiche: “Il decreto-legge – ha aggiunto Panucci - procede a una contrazione indistinta delle soglie penali per la dichiarazione infedele e per gli omessi versamenti di Iva e ritenute. La determinazione di tali soglie in importi fissi continua a penalizzare fortemente le imprese di medie e grandi dimensioni, per le quali è più facile, e in alcuni casi pressochè automatico, superare il livello quantitativo di rilevanza penale. Al contrario, sarebbe stato più opportuno introdurre criteri di rilevanza proporzionali alla dimensione di impresa”.

Il giudizio negativo sulla manovra prosegue anche sugli omessi versamenti Iva e le ritenute, perché “è arduo rintracciare dolo o intento frodatorio, dal momento che il comportamento di chi non versa imposte o ritenute, dopo averle dichiarate, è più riconducibile a difficoltà finanziarie che a condotte criminali”.

Fuori dall'aula la stessa Panucci ha parlato anche del caso Ilva. “La vicenda – ha spiegato il direttore generale di Confindustria – è emblematica e consegue la scelta del Parlamento di revocare uno dei punti qualificanti del contratto firmato con lo Stato italiano. Mi auguro che chi deve capisca quali sono le conseguenze di scelte irragionevoli e non meditate”.

Dopo lo schiaffo generale rifilato al governo, eccone uno indirizzato a quei partiti che hanno provocato il pasticcio con ArcelorMittal.

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