Economia

Anche Intesa e Generali si "imbarcano" su Carige

I due gruppi aderiscono al piano di conversione dei bond subordinati. Il titolo vola in Borsa: +9%

Anche Intesa e Generali si "imbarcano" su Carige

Carige più vicina al salvataggio. Generali e Intesa Sanpaolo hanno aderito al piano Lme di scambio di bond subordinati dell'istituto con titoli senior. Un passaggio chiave per il più esteso piano di rafforzamento patrimoniale dell'istituto guidato da Paolo Fiorentino. Tanto che il titolo brinda in Borsa con un +9,13% a 0,23 euro. Il Leone di Trieste, che ha in portafoglio quote del bond perpetuo Tier 1 Carige cedola 8.38%, ha accettato la proposta fatta dalla banca genovese: per gli obbligazionisti che aderiscono entro oggi un concambio di 30 centesimi per ogni euro nominale mentre da domani l'offerta scende a 25 centesimi. Originariamente la compagnia triestina era titolare della metà dell'intera emissione di 160 milioni, ma l'ammontare portato in adesione, dopo alcune cessioni, sarebbe inferiore e pari a circa 56 milioni.

Anche Unipol (in possesso di un Tier 2 per circa 75 milioni) sarebbe pronta ad aderire al piano Lme mentre Intesa Sanpaolo ha già deciso di convertire il bond da 50 milioni nominali Lower Tier II con scadenza nel 2020 a un prezzo del 70%, assicurandosi tuttavia il rateo interessi maturato dalla data dell'ultimo stacco fino alla chiusura dell'operazione. «Ci stiamo muovendo su valutazioni che portino a minimizzare l'impatto per la banca ed è ragionevole pensare che la conversione sia la soluzione che comporta il minor impatto», ha detto ieri l'ad di Intesa, Carlo Messina. Quanto più alta sarà l'adesione, tanto più elevato sarà il capitale risparmiato e quindi accantonato dalla banca che a quel punto potrà lanciare l'aumento di capitale da 560 milioni (di cui 60 milioni derivanti dal piano Lme). Il salvataggio di Carige «costerà» almeno 56 milioni a Generali, 15 milioni a Intesa e 22,5 milioni a Unipol.

Il punto sull'andamento dell'offerta di conversione dei bond subordinati, partita lo scorso 2 ottobre, è stato fatto ieri nel cda riunito a Genova. Sul tavolo, anche la vendita della piattaforma Npl e degli immobili. In particolare, la sede milanese che dovrebbe essere valutata circa 100 milioni. Tra i soggetti ancora in corsa ci sono Bnp Paribas, Antirion Sgr, il fondo di private equity York Capital e due family office. Quanto alle attività di credito al consumo di Creditis, i pretendenti sarebbero tre gruppi industriali come Santander, Compass (Mediobanca) e Agos Ducato (la joint venture tra Credit Agricole e Banco Bpm) e fondi internazionali di cui fanno parte gli americani di Blackstone e Varde Partners oltre agli inglesi di Crc (Christofferson, Robb & Company) e Chenavari investment managers. L'obiettivo degli advisor di Kpmg è quello di selezionare una rosa più ristretta nel giro di un mese da portare fino alle offerte vincolanti per metà novembre. L'istituto ligure, che ha Creditis in carico a 40 milioni, punta a ottenere un incasso a tre cifre (già nel 2015 era stata provata la vendita con una valutazione di 75 milioni).

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