Economia

Arpe prepara il ribaltone nella "mini-Amazon" italiana

Il fondo Sator chiede discontinuità e deposita una lista per rinnovare il cda ePrice. Ma Ainio resterà ad

Venti di guerra su ePrice (ex Banzai), società di ecommerce un tempo indicata come l'«Amazon Italiana». Matteo Arpe (azionista al 28,5% tramite Sator Private Equity) ha chiesto «discontinuità strategica», ovvero di rivoluzionare l'intero vertice societario e voltare pagina. E lo ha fatto depositando, dopo sei anni di pacifica convivenza con gli altri soci del gruppo (i fondatori Paolo Ainio al 22,8% e Pietro Boroli al 5,2%), una propria lista per il rinnovo degli organi di governance, previsto con l'assemblea del 16 aprile. D'altro canto, Arpe dal suo ingresso nella società, nel 2013, ha perso all'incirca 9 milioni rispetto all'investimento iniziale di 21 milioni.

Oggi ePrice è guidata da Ainio, ma questo nome così come quello di Boroli (membro del cda oltre che vicepresidente di De Agostini), non compare nella lista di Arpe. Ciononostante, il banchiere non ha candidato nessuno dei «suoi» al ruolo di ad, una poltrona che, in caso di vittoria della lista del fondo Sator, potrebbe essere lasciata ancora ad Ainio, pioniere dell'universo digitale italiano e tra i creatori, tra l'altro, di Virgilio, purché, accetti il cambio di direzione invocato da Sator. Gli azionisti hanno tempo fino al 26 marzo per presentare una propria lista. E tutto lascia immaginare che altre liste si aggiungeranno a quella presentatada Arpe. In quest'ultima lista il finanziere ha previsto sette candidature (rispetto ai nove posti in cda) e nell'ordine: Moshe Sade Barr (senior partner di TA capital) candidato presidente e poi Francesca Sabatini, Francesca Luchi, Serenella Rossano, Giorgio Gabrielli (ad di News 3.0), Mariano Carozzi (chief innovation officer a Banca Profilo) e Giacomo Garbuglia.

La decisione a scendere in campo è stata motivata per la necessità, identificata da Arpe «come prioritaria» di ricercare per ePrice «soluzioni di crescita esterna, in Italia e all'estero», posto che «la strategia stand alone» non funziona. Nulla è escluso: dalla «aggregazione con altri operatori» alla «cessione di attività». Insomma, con le debite proporzioni, l'auspicio è quello di riprodurre l'evoluzione di Yoox, acquisita un anno fa da Richemont.

Il perché è presto detto: la società quotata a febbraio 2015 a 6,75 euro per azione vale oggi 1,398 euro per azione. A livello di bilancio poi ePrice ha registrato nel 2018 un calo delle vendite del 12% a 164 milioni, un mol in rosso per 10,2 milioni (dalla perdita di 14 milioni del 2017) e una perdita netta da 14,6 milioni (da 24,7 milioni). In calo anche clienti (494mila dai 573mila dell'esercizio precedente) e ordini (753mila da 919mila). Quanto all'anno in corso ePrice prevede «la chiusura intorno al pareggio a livello di ebitda».

ePrice, fondata nel 2006, enei primi anni è cresciuta rapidamente grazie anche a una campagna di shopping. Poi l'inversione di rotta e nel 2017 A vendita d «SaldiPrivati»

Commenti