Economia

Dopo autostrade e aeroporti ai Benetton manca la crociera

La famiglia potrebbe investire sui porti. L'ex manager storico Mion prende il timone del terminal di Venezia

Dopo autostrade e aeroporti ai Benetton manca la crociera

I Benetton vanno in crociera? Dopo autostrade, autogrill e aeroporti, la famiglia di Ponzano Veneto potrebbero puntare sui terminal portuali che gestiscono le strade del mare, la sola tipologia di infrastrutture che manca nel già ricco portafoglio della holding.

Testa di ponte per una eventuale nuova diversificazione, potrebbe essere Gianni Mion, per trent'anni al vertice di Edizione, la finanziaria da cui discende tutta la galassia di partecipazioni accumulate nel tempo dai Benetton e oggi valutate oltre 11 miliardi di euro. Ieri infatti il manager è stato nominato al vertice della Venezia Terminal Passeggeri, società che si occupa dei servizi alla crocieristica nel porto di Venezia e che gestisce in tutto dieci terminal, sette banchine e un deposito di provviste di bordo. Vtp è partecipata al 22,18% da Save cui fa capo il terzo polo aeroportuale italiano, quello del Nord Est. A sua volta Save è partecipata dai Benetton, tramite Atlantia con il 21,2% del capitale. Proprio sullo scalo veneto si è consumato negli ultimi mesi un braccio di ferro tra il gruppo guidato da Giovanni Castellucci e Enrico De Marchi, numero uno del Marco Polo che, con il supporto di due fondi, ha consolidato la presa sulla società e lancerà entro probabilmente settembre l'Opa obbligatoria. Al momento non si sa cosa vogliano fare i Benetton in merito alla partecipazione, ma il porto di Venezia potrebbe rappresentare un eventuale terreno di pace.

«Edizione ha in cassa circa 1,6 miliardi da investire e pur avendo ormai un respiro internazionale è sempre stata attenta alle infrastrutture di ambito locale», sostiene Andrea Colli, professore di Storia economica dell'industria all'Università Bocconi e autore di una monografia sulla storia della holding Edizione. L'esperto sottolinea poi come una diversificazione ulteriore possa in futuro sostenere una crescita del gruppo anche se i rinnovi delle concessioni autostradali dovessero rallentare. Ponzano Veneto nicchia: al momento il pensiero della famiglia è fisso sulla conquista di Abertis, la rivale spagnola per cui è stata prevista un'operazione da 32 miliardi complessivi e che Madrid vuole mantenere in mani iberiche, possibilmente quelle di Florentino Perez, numero uno di Acs.

Di certo i Benetton in soli 22 anni sono già passati dalla produzione e vendita di maglioni alle attività internazionali nelle infrastrutture, immobiliare e ristorazione. E quella di Abertis non è del resto la sola operazione allo studio. La famiglia infatti mantiene nel mirino gli aeroporti (dopo l'acquisto delle quote degli scali di Nizza e di Bologna), prosegue con la perenne ristrutturazione della Benetton (abbigliamento) ed entro fine anno conta di chiudere la riorganizzazione di Autogrill in tre unità operative che potrebbe aprire le porte a nuove operazioni di aggregazione o, al contrario, di cessione di asset sullo scacchiere internazionale. «Per Autogrill, a mio giudizio è questione di prezzo, mentre su Benetton penso che l'aspetto emotivo spinga la famiglia a mantenere la società in portafoglio» conclude Colli.

Nel frattempo, il mercato freme per conoscere la sorte di Ducati su cui Edizione, a fine luglio, ha presentato a un'offerta da 1,2 miliardi a Volkswagen.

In corsa ci sono anche Investindustrial, Pai, Bain e Polaris, ma negli ultimi giorni la casa d'auto tedesca avrebbe preso tempo, incerta sulla strada da seguire.

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