Economia

Chiudi i negozi? Niente tasse. Lo sciopero fiscale anti-Conte

Anna Lapini, presidente di Confcommercio Toscana, ha dichiarato guerra fiscale al governo: "Aziende senza risorse. Preferiamo pagare prima dipendenti e fornitori"

Chiudi i negozi? Niente tasse. Lo sciopero fiscale anti-Conte

I 50mila commercianti associati di Confcommercio Toscana hanno intenzione di dichiarare guerra fiscale al governo. Anna Lapini, presidente dell'associazione regionale, ha le idee chiare e spinge affinché lo sciopero fiscale si estenda in tutta Italia. È per questo che la signora ha scritto a Carlo Sangalli, numero uno di Confcommercio nazionale: sia per informarlo della disobbedienza civile iniziata nella regione toscana, sia per invitarlo a seguire l'esempio.

Lo sciopero fiscale

I ristori sono insufficienti per molte categorie di lavoratori. I costi delle aziende sono alti e non smettono di correre. In più, come se non bastasse, le misure restrittive per contrastare il coronavirus impediscono alle persone di spostarsi e agli affari di decollare. I proventi derivanti dal turismo sono evaporati da mesi e, all'orizzonte, molti commercianti non vedono un'adeguata risposta del governo all'emergenza economica.

E così, come ha sottolineato il quotidiano Italia Oggi, Anna Lapini ha pensato bene di chiamare a raccolta gli associati di Confcommercio Toscana. "Chi ci governa non si è preoccupato di fermare i costi delle nostre aziende, che invece continuano a correre. Mentre ci prospettano ristori spesso irrisori non si è ritenuto neanche di concederci la sospensione della contribuzione fiscale, non considerando che non lavorando, e quindi non incassando, non abbiamo risorse per far fronte a questi impegni", ha spiegato con amarezza.

Ecco perché, per "impedire il progetto di liquidazione" del settore del commercio al dettaglio, i commercianti toscani si batteranno senza esclusione di colpi. Dopo i ripetuti messaggi di allarme e le richieste di aiuto, arriva quindi l'extrema ratio della guerra fiscale. "Le nostre aziende – ha aggiunto Lapini - non hanno più risorse e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto ad uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere. Perciò abbiamo incominciato a non pagare più le tasse".

Una ribellione "silenziosa e pacifica"

La ribellione portata avanti da Confcommercio Toscana è "pacifica e silenziosa", ma soprattutto è rivolta contro un sistema statale che, a detta di Anna Lapini, tratta le imprese e i professionisti "come bancomat, senza tutela né rispetto". I negozianti devono infatti far fronte a una lista di pagamenti: dall'Irap all'Ires, dalla maggiorazione Ires società di comodo all'Imposta adeguamento principi contabili, dal contributo ambientale Conai alla tassa d'iscrizione agli albi professionali, passando per la tassa sugli immobili, Imu, Tasi, Tari, tassa sul consumo energetico, a cui si aggiunge ovviamente l’Irpef, eventuale bollo auto e altre ancora.

Ma come si svolge la guerra fiscale dei commercianti toscani? Anziché recapitare i pagamenti ai vari uffici tributari viene inviata una missiva in cui si spiega il perché le tasse resteranno inevase. Con annessa la delibera di Confcommercio relativa allo sciopero fiscale. "Noi che abbiamo chiesto sempre e soltanto di poter lavorare al servizio dei nostri clienti e delle nostre città ci troviamo oggi nell’impossibilità di farlo per motivi non certo imputabili a nostre responsabilità", ha ribadito Lapini.

Gli errori del governo nella gestione della seconda ondata hanno messo in ginocchio molti commercianti. Che chiedono a gran voce soluzioni capaci di coniugare la salute alla ripartenza.

“Altrimenti l’emergenza sanitaria diventerà una catastrofe economica simile a una guerra”, ha concluso Anna Lapini.

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