Economia

Banche, Atlante «regista» delle nozze

Messina (Intesa): «Se il fondo entra in Veneto Banca, ne prenda il controllo. Poi serve uno sposo»

Massimo Restelli

Il Fondo Atlante non solo deve sorreggere gli aumenti di capitale delle banche a rischio - Popolare Vicenza e Veneto Banca in testa - e risvegliare il settore dall'incubo di sofferenze nette per 80 miliardi, ma ne piloterà l'atteso consolidamento. Questo il messaggio lanciato ieri a Piazza Affari dall'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Atlante - ha detto l'ad di Ca' de Sass, che guida il consorzio di garanzia - «potrebbe anche non intervenire» nell'aumento da un miliardo di Veneto Banca, ma in caso contrario la migliore soluzione è che ne «prenda il controllo». In pratica bisogna replicare il copione di Popolare Vicenza, dove il fondo guidato dalla Quaestio di Alessandro Penati - ma ispirato dal patron delle Fondazioni, Giuseppe Guzzetti - è subentrato a Unicredit per rimediare al flop delle sottoscrizioni. Anche perché in questo modo, fanno notare alcuni osservatori sarà più reciso il taglio con i vecchi soci esposti verso l'istituto trevigiano.

Atlante potrà quindi procedere alla ristrutturazione del gruppo, nell'ottica di una sua «aggregazione con un altro istituto italiano». Insomma una volta preso il controllo, il fondo guiderebbe il valzer delle fusioni, magari partendo proprio dalle nozze fra Vicenza e Montebelluna, avversarie ai tempi dei dominus Gianni Zonin e Vincenzo Consoli, ma separate da soli cinquanta chilometri. E poi, forse, gettare le basi per un altro polo del credito.

Per Veneto Banca ogni opzione rimane comunque aperta: nei prossimi giorni prenderà avvio il premarketing della ricapitalizzazione ed esiste la «possibilità che il mercato possa avere un atteggiamento positivo, alcuni azionisti potrebbero essere interessati a sottoscrivere azioni di Veneto Banca», ha aggiunto lo stesso Messina. Parole che suonano come una risposta ai dubbi sulle banche italiane sollevati dal Wall Street Journal in un articolo dal titolo eloquente: «La ristrutturazione troppo lenta danneggia tutti». Secondo il quotidiano Usa, l'ultimo round di risultati rende chiaro che si affrontando il problema dei prestiti inesigibili ad un ritmo troppo lento. È stato creato Atlante ma - scrive il Wsj - il fondo «è molto, molto lontano dall'essere una panacea per i mali delle banche italiane».

Di certo non è un buon segno che per rilevare le quattro banche salvate dal fondo di risoluzione (Etruria, Marche, CariFe e CariChieti), sarebbero rimasti in corsa le offerte non vincolanti di una decina di fondi di private equity, mentre si sarebbero sfilati gli istituti italiani. Ieri comunque in Piazza Affari, dopo l'ondata di ribassi di mercoledì guidata da Banco Popolare, Unicredit ha recuperato il 2,7%, mentre Carige ha perso il 3,2% e Mps il 2,2%. Ubi, che ha chiuso il trimestre, con 42 milioni di utili (-44%), ha terminato invariata in Borsa.

Per la Popolare Sondrio il trimestre ha visto 22 milioni di profitti (-73%) e una raccolta di 55,6 miliardi.

Commenti