Economia

Banche, due mesi di tempo per le nuove regole della Bce

Decisivo lo stop dall'Europarlamento alla stretta sulle sofferenze. La Vigilanza interverrà caso per caso

Banche, due mesi di tempo per le nuove regole della Bce

Entro metà marzo la Bce pubblicherà il testo finale delle norme sugli accantonamenti previsti a copertura dei crediti deteriorati derivanti da nuovi prestiti e il 1 aprile potrebbe essere la data di entrata in vigore, mentre non c'è ancora alcuna decisione sulle misure riguardanti lo stock. L'agenda sulla gestione delle sofferenze è stata annunciata ieri dal capo della Vigilanza Ue, Daniele Nouy.

Dopo il pressing del Parlamento europeo, che intanto ha fatto guadagnare ben tre mesi alle banche (il varo delle nuove regole inizialmente era stato fissato al 1 gennaio), a Francoforte si sarebbero decisi a procedere con un approccio caso per caso e non un provvedimento erga omnes che fissando regole generali legalmente vincolanti applicabili a tutte le banche avrebbe travalicato le competenze della Bce diventando quindi illegittimo. Perché «non sta ai tecnocrati fare le leggi, al contrario, a loro spetta applicare le decisioni del potere legislativo», ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, alla fine di novembre senza mettere in dubbio la necessità ridurre le sofferenze.

Nouy ha allontanato anche i timori sul capitolo più controverso, quello dello smaltimento dello stock di crediti deteriorati già in pancia alle banche, assicurando che ancora non è stata presa alcuna decisione. «Sposteremo in avanti la data a partire dalla quale la normativa si applica ai nuovi npl. Renderemo anche più chiaro che seguiremo un approccio caso per caso», ha aggiunto. Dalla Bce ieri è però arrivata una replica assai poco diplomatica a chi ritiene che la Vigilanza abbia caricato di eccessiva attenzione e enfasi sul tema dei non performing loans (peraltro guardando sempre ai dati lordi, e non ai valori al netto delle coperture già effettuate) e non altrettanta attenzione su poste controverse come i contratti derivati. «È una favola che non li guardiamo, ed è una favola che tutti i derivati sono rischiosi», ha detto la vicepresidente del Consiglio di Vigilanza, Sabine Lautenschlager. Martedì scorso l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha alzato la voce con la Vigilanza sottolineando che «dal prossimo anno anche le banche di Francia e Germania dovranno fare i loro compiti a casa come le banche italiane».

Nel nuovo piano Intesa punta a dimezzare gli npl nel 2021 a 26,4 miliardi al lordo delle rettifiche, dai 52,1 miliardi del 2017.

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