Economia

Banche in fuga dai Btp in vista della stretta Bce

La posizione del sistema italiano ridotta del 7% in due mesi. Con la fine del QE spread a rischio

Banche in fuga dai Btp in vista della stretta Bce

Le banche italiane si stanno preparando a tornare alla normalità e iniziano ad alleggerire le proprie posizioni in titoli di Stato in vista della prossima stretta da parte della Banca Centrale Europa. A cinque anni dalla storica dichiarazione «whatever it takes» di Mario Draghi che ha dato avvio agli acquisiti massicci di titoli di Stato e non solo (il cosiddetto quantative easing) a sostegno, in teoria, delle economie europee, sono numerosi gli esperti che guardano ai prossimi appuntamenti istituzionali del banchiere attendendosi l'annuncio della fine della strategia che finora ha tutelato, tra l'altro, le sorti del debito pubblico italiano. Nel mirino, in particolare, ci sono il prossimo vertice Fed di Jackson Hole (24-26 agosto) che, nell'estate del 2013, era stato utilizzato da Draghi come pulpito per la discesa in campo con il programma QE, il comitato tecnico di Francoforte del 7 settembre e il vertice della Bce del 26 ottobre, quando anche la direzione della Fed, che si riunisce il 20 settembre, sarà chiara.

Al di là della data comunque, per gli analisti non ci sono dubbi: dal 2018 gli acquisti rallenteranno significativamente, con il concreto rischio di riportare la lancetta indietro di qualche anno, quando lo spread tra Btp e Bund era al galoppo (ieri ha chiuso a quota 157,9 in rialzo del 4,3%). Tanto più che l'incertezza per il nostro Paese potrebbe aumentare in vista della nuova tornata elettorale della primavera del 2018. In questo scenario, con rendimento per i titoli di Stato in rialzo (ieri il decennale presentava un rendimento del 2,01%, +1%) e i prezzi in calo (il decennale tratta a 99,97 euro), il rischio per le banche è quello di trovarsi a bilancio un buco di dimensioni più o meno profonde.

Ecco quindi l'ordine di alleggerire le posizioni in titoli di Stato in vista della inevitabile stretta. Marchel Alexandrovich, analista di Jefferies, ha notato come a giugno le banche italiane abbiano venduto 20 miliardi, la maggiore dismissione dal 1997 che, peraltro, si somma ai 9,4 miliardi già ceduti a maggio. Più in dettaglio, secondo il report, da inizio anno le banche europee hanno venduto titoli debito tricolore per 257 miliardi. A comperare, almeno finché il QE resta in vigore, sono la Bce e Banca d'Italia. E Il trend è destinato a durare: a luglio la sola Bce haacquistato 9,6 miliardi di debito italiano.

Gli istituti italiani custodiscono complessivamente 365 miliardi di debito pubblico, 50 miliardi in meno di un anno fa.

Tra i gruppo più esposti, secondo le ricostruzioni più recenti, ci sarebbero Poste Italiane (per 118 miliardi), Intesa Sanpaolo (si parla di 88 miliardi circa), Unicredit (58 miliardi circa), Banco Bpm (29 miliardi circa) e Mps (20 miliardi circa).

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