Economia

Banche, ora anche Bruxelles fa suonare l'allarme sofferenze

Dombrovskis: "Serve una azione urgente". Il test Eba

Banche, ora anche Bruxelles fa suonare l'allarme sofferenze

Allarme crediti incagliati. Se non gestiti potrebbero mettere a rischio la capacità degli istituti di credito europei di sostenere l'economia, già messa a dura prova dall'esplosione del Covid19, nel periodo post pandemico quando le moratorie arriveranno al termine. «Non abbiamo ancora visto un aumento significativo dei non performing loans (Npl), ma probabilmente è solo questione di tempo prima che ciò avvenga. Per questo è necessaria una azione urgente», ha detto Valdis Dombrovkis, vicepresidente della Commissione Europea. A giudizio di Dombrovkis occorre intervenire subito o il rischio è quello di «vedere le conseguenze dell'ultima crisi finanziaria ripetersi e le sofferenze aumenterebbero sui bilanci delle banche per anni». La qualità degli asset intanto ha già iniziato a deteriorarsi: il rapporto tra Npl e crediti totale erogati indicato alla Bce si è attestato a 2,9% nel primo trimestre dal 2,6% di fine 2019.

Il vicepresidente della Commissione Europea, pur non soffermandosi sui temi bollenti di bad bank nazionali o europee dove far confluire i crediti deteriorati, ha messo in chiaro che Bruxelles dovrebbe puntare a sviluppare un mercato secondario per le sofferenze. Solo in questo modo si faciliterebbero le transazioni e si allargherebbe al contempo la base degli investitori. Per centrare l'obiettivo, è fondamentale «una maggiore standardizzazione dei dati e lo sviluppo di piattaforme degli Npl».

L'allarme di Dombrovkis arriva dopo quelli del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, e di Alberto Nagel, ad di Mediobanca. Quest'ultimo aveva parlato di una «bomba atomica» pronta a scoppiare, qualora i criteri della Bce sulle coperture dei crediti deteriorati (calendar provisioning) fossero applicati in uno scenario post Covid, innescando conseguentemente una serie di ricapitalizzazioni da parte degli istituti finanziari.

L'Italia, secondo l'Eba, è tra i Paesi con la peggior qualità degli attivi: il settimo esercizio di trasparenza dell'Authority, aggiornato a fine 2019, mostrava un rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti al 6,7% (2,7% la media Ue). Per verificare le conseguenze della pandemia sul settore, ieri l'Eba ha lanciato il suo test annuale. Le banche italiane coinvolte sono 11: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediobanca, Ubi, Bper, Bpm, Pop.

Sondrio, Iccrea, Credem, Banca Credito Cooperativo italiano.

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