Economia

Le banche venete al Tesoro: "Serve il salvataggio di Stato"

La ricapitalizzazione sarebbe nell'ordine dei 5 miliardi oltre a quello già dato dal fondo Atlante

Le banche venete al Tesoro: "Serve il salvataggio di Stato"

Dopo Monte Paschi, anche Popolare Vicenza e Veneto Banca si aggrappano alle braccia dello Stato italiano per non cadere nel baratro del fallimento. La richiesta di aiuto - prevista nella forma della «ricapitalizzazione precauzionale» come eccezione alle regole sul «bail-in» - è stata fatta partire ieri sera alla volta del Tesoro dalle due ex popolari venete. Entrambe erano già state puntellate dal Fondo Atlante, che ne ha coperto prima i due aumenti capitale per 2,5 miliardi complessivi e poi ha anticipato un altro miliardo davanti al pressing di Bruxelles sui crediti deteriorati.

A questo punto, come è accaduto lo scorso Natale a Monte Paschi, partirà il negoziato con la Vigilanza unica per definire il fabbisogno patrimoniale dei due istituti: il nuovo piano industriale, che prevede la loro fusione, è nella mani dell'ad di Pop Vicenza, Fabrizio Viola ma si parla di un'operazione complessiva prossima a 5 miliardi. L'importo definitivo dipenderà comunque anche dall'esito delle offerte di transazione avviate da entrambe le banche verso i soci «traditi» dalle vecchie gestioni di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli: a ieri sera a Vicenza la adesioni erano pari al 68,8% delle azioni oggetto dell'offerta. La soglia minima era stata fissata all'80%, ma le due banche, che hanno anche previsto alcune aperture straordinarie nei fine settimana per fare proseliti, potrebbero rinunciare al quorum.

Se andrà tutto come previsto, il Tesoro entrerà nel capitale delle ex popolari venete, attingendo dai 20 miliardi stanziati a dicembre dal decreto «Salvabanche» e già utilizzati per Siena. A patto però di convincere Bruxelles e Francoforte, cui spetta il via libera definitivo, della bontà soluzione prospettata per dribblare il bail-in: il ministro Pier Carlo Padoan sarà a Bruxelles mercoledì per l'Ecofin.

L'altra grande incognita è in quale misura parteciperà al salvataggio il Fondo Atlante, cui oggi fa capo il 99% del capitale di entrambe gli istituti veneti: in cassa alla creatura di Giuseppe Guzzetti restano altri 1,7 miliardi, che i soci finanziatori vorrebbero però utilizzare principalmente per rilevare le sofferenze. Lo schema definitivo potrebbe quindi vedere Atlante mettere un altro chip nella ricapitalizzazione, affiancando lo Stato in uno schema misto pubblico-privato, corroborato dalla burden sharing.

L'allarme comunque è massimo: ieri Fitch ha tagliato il rating su Vicenza a «CCC» (forte rischio di credito).

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