Economia

Banco-Bpm vanno al test decisivo

A metà settimana atteso un segnale dalla Bce. Ma ora rischia lo stallo tutto il risiko voluto da Renzi

Massimo RestelliIl tentativo di matrimonio tra Banco Popolare e Popolare di Milano è più vicino al naufragio che non al successo, ma questa settimana promette di porre un punto fermo. Stando alle attese giovedì o venerdì Francoforte dovrebbe infatti comunicare alle parti le sue valutazioni dopo il confronto avuto mercoledì scorso con i due ad Pier Francesco Saviotti e Giuseppe Castagna: la squadra guidata da Daniele Nouy si era infatti presa una settimana per ragionare sul piano.Un passaggio cruciale non solo per Bpm ma per l'intero settore, perché è scontato che se la Bce cancellerà le nozze tra Verona e Milano, l'esame sarà altrettanto ostico anche quando sarà la volta di presentare il cavaliere bianco del Monte Paschi, di Veneto Banca o della Popolare di Vicenza, insomma di dare atto al risiko spinto dalla riforma Renzi che obbliga le cooperative a diventare spa.Tornando al Banco-Bpm, il grande problema resta il peso dei crediti deteriorati: Verona ha npl per 14 miliardi su 6,5 di patrimonio, Milano per 3,6 miliardi su 4,5 miliardi. La nuova entità nasce quindi con un fardello di sofferenze importante ma che la Bce vuole smaltito in brevissimo tempo: si dice 18 mesi, contro i 24-30 proposti dall'ultimo piano depositato, che già dimezzava il progetto originale. Gli analisti stimano che la nuova entità avrebbe una copertura dei crediti deteriorati prossima al 34%, contro il 55-60% medio dell'industria. In sostanza la Vigilanza pretende che il nuovo polo si allinei ai migliori. Una cura così drastica costringerebbe però il terzo polo del credito nazionale a ricapitalizzare, disattendendo le promesse di Saviotti e Castagna: malgrado lo scatto di venerdì sulla spinta de Qe di Mario Draghi, in Piazza Affari il Banco resta in rosso del 43% da inizio anno e Bpm del 20%.L'alternativa per fare cassa senza mettere le mani nelle tasche dei soci, è rinunciare ad alcune partecipazioni di minoranza. Non è un mistero, per esempio, che Verona stesse pensando a un partner per la sua Aletti già prima di incrociare Bpm. Si vedrà, ma ameno di sorprese, il Banco non toccherà nè Agos (di cui ha il 39%, contro il 61% dell'Agricole) nè le due joint venture nella bancassurance: Popolare Vita (di cui ha il 49% e Unipol il 51%) e Avipop Vita con Aviva. I vertici di Bpm hanno detto che il verdetto sulle nozze sarà scritto entro l'assemblea dei soci che ad aprile rinnoverà i vertici, ma la sensazione è che il percorso sarà chiaro già questa settimana: sabato il Banco convoca i soci per l'ok al bilancio. E tra i dipendenti soci di Piazza Meda, molto scontenti che la Bce consenta alla Bpm spa di sopravvivere in seno alla nuova holding per massimo 3 anni e solo con un mini-cda, prendono abbrivio le forze centrifughe che puntano a una unione con la Carige della famiglia Malacalza.

Vigilantes europei permettendo.

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