Economia

Bankitalia prudente: «La ripresa sarà debole»

«Elevata incertezza, rischi al ribasso per la crescita». Sembra il solito film sulla crisi più volte riproposto, negli ultimi anni, da Mario Draghi. Solo che questa volta, la regia è di Ignazio Visco e le note di preoccupazione riguardano ciò che si prospetta per l'Italia nel prossimo biennio. La sola consolazione è l'uscita dalla recessione certificata da Bankitalia nel Bollettino mensile: +0,7% il Pil nel 2014, +1% l'anno prossimo. Crescita poco esaltante, nonchè inferiore alle stime del governo contenute nel Def (+1% nel 2014 e +1,7% nel 2015), per un Paese che sconta debolezze ormai strutturali: una domanda interna fiacca, l'alto tasso di disoccupazione e il restringimento del credito alle imprese, diminuito tra settembre e novembre 2013 «di oltre l'8% su base annua. Un freno alla ripresa», afferma via Nazionale.
Bankitalia evita invece di sbilanciarsi sull'andamento del disavanzo, limitandosi a supporre che il rapporto tra deficit e Pil sia rimasto nel 2013 «in prossimità della soglia del 3%». Il commissario Ue, Olli Rehn, che ieri si è incontrato a Roma col ministro dell'Economia, Maurizio Saccomanni, è però «fiducioso che l'Italia rispetterà i target di bilancio». A patto che prosegua il processo di «privatizzazioni e la revisione della spesa pubblica». Se saranno centrati questi obiettivi, per Palazzo Chigi sarebbe «possibile attivare la clausola sugli investimenti», ha osservato Rehn. Secondo il quale, Bruxelles «potrebbe migliorare leggermente le sue previsioni quest'anno, perché l'economia globale sta andando un po' meglio del previsto». Per quanto riguarda il rapporto debito-Pil, Bankitalia stima un aumento di quasi sei punti percentuali tale da fare collocare questo parametro «in prossimità del livello stimato nel Documento programmatico di bilancio 2014 di ottobre (132,9%)». L'incidenza del debito pubblico sul Pil, secondo Palazzo Koch, tornerebbe a scendere a partire dal 2015.
La fine della recessione dovrebbe essere garantita «dalla dinamica degli scambi internazionali e dalla ripresa, pur moderata, degli investimenti». Bankitalia prevede anche «un contributo più forte della domanda interna». Dopo il -2,4% del 2014, i consumi privati sono previsti in crescita di appena lo 0,2% quest'anno e dello 0,7% il prossimo. Variazioni modeste riconducibili anche al crollo del reddito disponibile delle famiglie (oltre l'8% in meno negli ultimi cinque anni) che rimanda ai troppi italiani rimasti senza lavoro.

Una piaga sociale che non si rimarginerà tanto in fretta: le condizioni del mercato del lavoro, osserva il Bollettino, «restano difficili», e un'espansione non è attesa prima del 2015, quando il tasso di disoccupazione sfiorerà il 13%.

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