Economia

Le Bcc non aspettano Roma e tirano dritto sulla strada della riforma

Le Bcc non aspettano Roma e tirano dritto sulla strada della riforma

Il governo prova a chiudere in extremis le modifiche alla riforma delle Bcc, introducendo alcune correzioni ma senza scardinarne i principi base, primo fra tutti l'adesione ai gruppi unici. Gli istituti non intendono però attendere le eventuali novità legislative del decreto fiscale all'esame del Senato e tirano dritto sull'applicazione della riforma che le riguarda. Lo scorso fine settimana, infatti, quaranta banche che aderiscono al polo cooperativo di Cassa Centrale Banca (Ccb) hanno deliberato, nelle rispettive assemblee, l'adesione al gruppo che si perfezionerà con la firma del patto di coesione. Da parte delle Bcc che aderiscono al gruppo che ha sede a Trento (hanno deliberato finora 63 banche e casse rurali sulle 87 aderenti) non sono state inserite clausole di salvaguardia delle delibere per tornare indietro in caso di modifiche alla legge. Le assemblee delle Bcc che aderiranno al gruppo concorrente Iccrea, invece, sono concentrate nei tre weekend di dicembre prima delle festività. Nelle convocazioni spiccano le deleghe da dare ai rispettivi cda per eventuali aumenti di capitale da realizzare, entro cinque anni, tramite l'emissione di azioni di finanziamento.

L'emendamento presentato dalla Lega verrà riformulato per limitarne in qualche modo la portata dopo l'allarme dei principali gruppi nazionali, a partire da Federcasse.

La possibilità di ricorrere al sistema di tutela istituzionale dovrebbe essere garantita solo alla federazione dell'Alto Adige, lasciando inalterate le norme sull'adesione ai gruppi unici inserite nella riforma targata Pd.

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