Economia

La beffa dei rincari sul petrolio: resta il balzello sui biglietti aerei

La fuel sucharge introdotta per far fronte al caro petrolio. Pesa fino al 50% sul prezzo del biglietto. Nel frattempo però il prezzo del greggio si è dimezzato

La beffa dei rincari sul petrolio: resta il balzello sui biglietti aerei

Anche se il petrolio non è più così caro ce lo fanno pagare comunque tanto, anzi troppo. E non solo alla pompa della benzina. In pochi sanno, infatti, che i biglietti aerei sono così cari perché hanno in pancia una tassa, la fuel sucharge, che schizzare alle stelle i costi. "La fuel surcharge - spiega il direttore generale dell'Enac, Alessio Quaranta - costituisce una componente del prezzo finale del biglietto aereo di tipo commerciale ed è lasciata alla libera contrattazione di mercato". Così succede che un volo di andata e ritorno Milano-Berlino con Alitalia si debba sborsare 63 euro su un totale di 190 euro. Poco meno della metà, insomma, se ne va in tasse.

Come fa notare Francesco Bisozzi sul Messaggero, rispetto alla scorsa estate il barile di petrolio si è dimezzato. Eppure la fuel sucharge resta là. Nessuno la tocca. Il supplemento sul carburante è stato introdotto nel 2000 per far fronte ai maggiori costi sostenuti dalle compagnie aeree per effetto delle oscillazioni sul prezzo del greggio. "Tutte le grandi compagnie acquistano il jet fuel con molti mesi di anticipo - spiegano in Alitalia - per questo gli effetti del prezzo del petrolio in calo non sono ancora visibili per il consumatore. Questo però non ci ha impedito di promuovere nelle ultime settimane un'offerta di tariffe minime mai così convenienti: dai 35 euro a tratta per i voli interni agli 89 euro per i viaggi di andata e ritorno in Europa". Ma la fuel sucharge resta. E pesa. Per un volo di andata e ritorno Roma-Istanbul con la Turkish Airlines, per esempio, si spendono 82 euro di balzello su un costo complessivo di 220 euro. Per le tratte internazionale, invece, si scende a un rincaro di circa il 25%.

Se la stra grande maggioranza delle compagnie aeree si rifiuta di cancellare la fuel sucharge, c'è anche chi come la Lufthansa che si è limitata a cambiarle nome infilandola nel supplemento internazionale e domestico.

In questo modo il consumatore continua a pagare anche quello che non dovrebbe.

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