Economia

«Bene l'Aim, ma serve più trasparenza»

Sono soprattutto green, digitali e vedono nella Borsa un'opportunità per finanziare la propria crescita senza dover dipendere dal tradizionale - e sempre più difficile da raggiungere - canale bancario. Si tratta delle società che hanno scelto di quotarsi sull'Aim Italia, il mercato alternativo del capitale dedicato alle piccole e medie imprese italiane.

Secondo uno studio elaborato dall'Osservatorio Aim di Ir Top, dall'inizio dell'anno, su un totale di 19 aziende quotate a Piazza Affari, sono 15 quelle che hanno scelto questo segmento (tante quante le matricole di tutto il 2013) e almeno altre nove sarebbero pronte a sbarcare entro la fine del 2014. In totale, il listino delle pmi, nato nel 2012 sul modello dell'omonimo britannico, conta già 54 titoli - gli ultimi approdati sono Tech-Value, Tecnoinvestimenti e Go Internet - per una raccolta complessiva a luglio 2014 di oltre 389 milioni di euro e una capitalizzazione di 1,8 miliardi.

Si tratta per lo più di aziende giovani, operanti in ambiti molto diversi (si va dagli occhiali di Italia Independent di Lapo Elkann, alla produzione cinematografica di Leone Film, fino ai concerti di Blue Note) e di dimensioni contenute, sia in termini di capitalizzazione sia di fatturato: la market cap media è di 37 milioni, con il 26% delle società che capitalizza sotto i 10 milioni, mentre i ricavi medi si attestano a 28 milioni. Il settore più rappresentato è quello della green economy (30% del totale), seguito dalla finanza (22%) e dal media&digital (22%).

Naturalmente ci sono poi quelle che danno agli investitori maggiori soddisfazioni e altre che invece non brillano proprio. Inoltre, se è vero che il mercato delle Ipo sull'Aim funziona, la sua liquidità resta ancora troppo bassa: il controvalore medio giornaliero scambiato è salito a 45.164 euro dai 35.854 del 2013 - spiega lo studio di Ir Top - ma sono ancora frequenti i casi di società che non scambiano un'azione per intere sedute. In crescita anche gli investitori istituzionali (al momento 63 di cui il 65% italiani) anche se il loro contributo resta ancora ridotto: l'investimento complessivo detenuto è pari al 10% circa della capitalizzazione del mercato, mentre quello medio ammonta a 2,9 milioni.

«Dopo questi primi sette mesi molto positivi per i collocamenti sul mercato, ci attendiamo un'ulteriore significativa crescita per l'intero 2014, con un obiettivo di 60 società sull'Aim Italia entro l'anno» ha evidenziato l'ad di Ir Top, Anna Lambiase.

Oltre alla presenza di nuovi investitori specializzati, come elemento migliorativo del mercato Lambiase auspica anche una maggiore trasparenza da parte delle società quotate: «Solo il 22% del mercato - rileva il manager - annuncia piani strategici e solo cinque società su 51 (Digital Magics, Enertronica, First Capital, Innovatec e Primi sui Motori) forniscono obiettivi quantitativi».

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